Per chi viene dalla tranquilla e sonnecchiante provincia toscana Firenze appare come una perenne piazza dei Miracoli. Turisti da ogni dove vi accorrono, con occhi voraci, in brulicante pellegrinaggio presso i monumenti e le opere d’arte che hanno fatto la storia d’Italia e d’Europa.
Il flusso di persone irretisce e trascina il visitatore, lo sbatte tra un capolavoro e un altro come un naufrago tra gli scogli. Gli effetti della sindrome di Stendhal, che proprio a Firenze colpì lo scrittore francese, vengono acuiti dall’incessante vocìo che si leva dai bazar per turisti che circondano il Mercato Centrale.
Si ha come l’impressione che tutto ciò a cui si assiste sia un grande palcoscenico dove bellezza e bruttezza recitano insieme la loro parte, sotto la magnificenza scenografica dei palazzi e delle sculture, anima imperturbabile e senza tempo della città.
Firenze tuttavia non si è mai accontentata del suo ruolo di custode della cultura di ieri, al contrario, nel corso della sua storia non ha smesso di essere protagonista della scena intellettuale italiana.
È stato così nel Novecento, quando la città
Bella ha visto nascere alcune tra le più importanti riviste letterarie italiane, quali il
Leonardo e
La Voce di Papini e Prezzolini,
Lacerba,
Il Marzocco di Corradini e
Solaria, la quale ha valorizzato la poesia di Saba, Montale, Ungaretti e ha portato in Italia autori come Joyce, Hemingway e Kafka.
Questa vivacità intellettuale, mai del tutto assopita, vive oggi nelle numerose riviste culturali giovanili che animano la città e che da due anni a questa parte si riuniscono in occasione di
Firenze RiVista, festival che tra esposizioni, interviste e dibattiti offre alle riviste l’opportunità di confrontarsi e farsi conoscere al pubblico.
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