"rivista a-periodica" scritta e diretta da studenti universitari.

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Terrorismo in sigle
di Rachele Pellegrini

Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

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Il test di medicina non l'ho capito
di Marco Ridolfi

quello che manca al numero chiuso per poterlo accettare

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L’OTTICA FILOSOFICA
Arte; reale finzione
o finzione reale?


Risposta alla denuncia di Platone

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RITRATTI
Semplicemente
"Il Boss"

Springsteen: il perdente fortunato
che ha conquistato l'America e il mondo

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PER ABITARE LE PAROLE
Noi estranei a noi stessi
"L'étranger" di Albert Camus
e la distanza dall'uomo moderno

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L’OTTICA FILOSOFICA
Fra Tarantino e Seneca
La coreografia della truculenza

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  1. Can I ?
    Breve resoconto dopo otto anni di presidenza Obama

    C’è qualcosa di meraviglioso e raccapricciante nell’epoca contemporanea, ci sono infinite possibilità, eppure si preferisce rimanere immobili: si ha paura del cambiamento ed il terrore della stabilità. La condizione postmoderna, così contraddittoria e sottile invade l’uomo nella sua interezza, nella sfera personale, relazionale e sociale, si riflette nella società, nella storia, nelle istituzioni. L’assetto politico mondiale è fra i più variegati mai visti, se ne vedono di tutti i colori fra estremismi, rivoluzioni dal basso, immobilismi, crisi economico-politiche. Barack Obama è l’ uomo chiave dei nostri tempi: si è confrontato con tutte le più svariate dinamiche internazionali della postmodernità, distinguendosi notevolmente dalle tipiche linee politiche statunitensi.

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    Last Post by Giulia Bernacchi il 1 July 2016
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  2. Il Regno (dis)Unito tra Brexit e Bremain
    Un'analisi del risultato del referendum sulla Brexit del 23 giugno: le contraddizioni del Regno Unito

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    «Ho votato "Leave" e non so davvero cosa ho fatto, sono sotto shock, adesso mi sento in colpa. Non credevo il mio voto contribuisse a questo cambiamento.», dichiara un cittadino britannico di fronte alla telecamera di un giornalista, affermazione che ci consente di svelare un aspetto agghiacciante di questo referendum. E' stato il Washington Post a riportare una notizia alquanto preoccupante: il motore di ricerca Google ha riferito che la domanda maggiormente posta a poche ore dal termine delle votazioni è stata: "Cosa succede se il Regno Unito lascia l'Ue?" , seguita da "Cosa è l'Unione europea?" Inconsapevolezza e disinformazione si celano dietro ai risultati di queste votazioni, perché se è vero che la campagna per la Brexit è stata una tra le più contrastanti di sempre, è anche vero che resta dovere fondamentale del cittadino impegnarsi in prima persona per avere un'informazione corretta spingendosi oltre il muro creato dalla confusione mediatica. Si è trattato, infatti, di una campagna volta ad abbindolare i votanti inglesi: è sufficiente pensare ai famigerati 350 milioni di sterline di cui ha parlato Nigel Farage, leader dello Ukip, versati ogni settimana nelle casse comunitarie che, nel caso di uscita dall'Ue, sarebbero stati investiti nella sanità inglese, o alle false ed ingigantite quote di immigrati presenti sul territorio nazionale. Bella figura quella fatta dai britannici, è il caso di dire #thanksmrGoogle.

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    Last Post by Lavinia Peluso il 3 July 2016
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  3. Costituzione USA
    Tra Illuminismo e Classicismo

    Parlando di Costituzione degli Stati Uniti di America sorge spontaneo pensare ai numerosi dibattiti che da sempre vi gravitano sopra. Gran parte degli americani lo vede quasi come un documento di origini divine ed ormai si fa fatica a tenere il conto delle discussioni insorte ogni volta che si è prospettata l'esigenza di porvi dei cambiamenti. Di fatto, in tutto il mondo, è la costituzione più antica ancora in vigore e come mostrano i costani sondaggi, a livello popolare il consenso che riscuote mantiene vette considerabilissime. Potremmo interrogarci a lungo su quale sia il segreto di questa longevità e sicuramente l'approccio fondamentale, per capire la costituzione, non può essere che quello di sondare il retroterra filosofico-culturale in cui si contestualizza.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 6 July 2016
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  4. Il Regno Unito lascia, la politica si indebolisce
    La scelta del referendum racconta di una politica in crisi: la stessa che dovrebbe sostenere pace e diritti. Conquiste che già oggi – ma soprattutto domani – sono sempre meno scontate.

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    Il voto britannico ha sancito la fine (politica) di un’intera leadership: mentre Cameron si dimette, il suo più probabile successore, Boris Johnson, si è già bruciato e Michael Gove, che lo aveva silurato, non si guadagna l’appoggio del partito. I laburisti sfiduciano platealmente Jeremy Corbyn che non cede; il trionfatore Nigel Farage lascia. È la roulette russa de il Cacciatore di Michael Cimino: non c’è nessuna differenza fra vincitori e vinti, tutti riportano i segni di ciò che è successo. Ma se Mike Vronsky ed i suoi si erano ritrovati nell’inferno senza volerlo e meritarlo, non è così per chi comanda(va) nel Regno Unito: un’intera classe dirigente si è dimostrata terribilmente mediocre, perché ha creduto di usare impropriamente una consultazione referendaria senza pagarne le conseguenze.

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    Last Post by Marco Ridolfi il 8 July 2016
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  5. Semplicemente "Il Boss"
    Springsteen: il perdente fortunato che ha conquistato l'America e il mondo ed è diventato leggenda

    “Fatevi sentire, giovani musicisti, fatevi sentire! Aprite le orecchie e aprite il cuore. Non prendetevi troppo sul serio e prendetevi sul serio come la morte. Non preoccupatevi e preoccupatevi di star male. Abbiate una fiducia di ferro in voi stessi, ma dubitate sempre: vi tiene svegli e all’erta. Pensate sempre di essere i figli di puttana più fichi della città, e pensate sempre che fate schifo! Cercate sempre di tenere vive nel cuore e nella mente due idee completamente contraddittorie. Se riuscite a non diventare matti, vi ritroverete più forti. E restate tosti, restate affamati, restate vivi. E quando stasera uscirete sul palco per fare casino, fate conto che sia tutto ciò che abbiamo. E poi ricordate che è solo rock’ n’ roll.“

    (Bruce Springsteen, 2012)



    Oggi è impegnato nel suo diciottesimo tour mondiale e ormai tutti ne abbiamo sentito parlare, ma quarant’anni fa lui era un adolescente a caccia di sogni e Jon Landau il primo fortunato critico musicale a dichiarare: “ho visto il futuro del rock and roll e il suo nome è Bruce Springsteen.” La sua successiva carriera, la ricca discografia in studio e live, le canzoni iconiche, le infinite folle di fan ai concerti e i circa sessantacinque milioni di dischi venduti nel suo paese più i centoventi nel resto del mondo hanno decisamente confermato la previsione.

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    Last Post by Rachele Pellegrini il 11 July 2016
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  6. American Way of Study
    Prospettiva sui college statunitensi: tra élite e politica

    Il mondo è governato da circa trecento famiglie i cui membri si conoscono più o meno tutti fra di loro.
    Walther Rathenau

    L'archetipo dei college statunitensi è ormai entrato nel nostro immaginario comune, pur essendo un modello così diverso dalle università europee. Film divenuti ormai di culto, dallo storico Animal House al demenziale American Pie, danno anche a noi un'immagine più o meno distorta di questa istituzione educativa che ha accompagnato la nazione a stelle e strisce sin dalla sua fondazione. Ma dietro confraternite, gare di sbronza e folli quanto divertenti riti d'iniziazione si nasconde una realtà ben più seria e importante, che merita di essere approfondita.

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    Last Post by Giovanni Giannini il 12 July 2016
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  7. Cronaca di un breve e inverosimile colpo di Stato
    Golpe mal organizzato o farsa? Dubbi e risvolti degli eventi di una notte destinata a rimanere nella storia della Turchia

    Un colpo di Stato. Durato poco più di quattr’ore. In Turchia, la porta orientale dell’Europa. Questo è ciò che è successo ieri notte. Sono le 22.25 La parola “golpe” inizia a rimbalzare da un’agenzia stampa all’altra. Golpe: termine con cui chi ha meno di trent’anni ha poca familiarità. Gli ultimi colpi di Stato svoltisi nell’Europa geografica, avvenuti entrambi in Turchia, risalgono al 1980 e al 1997 (anno in cui i militari intimarono e ottennero che il primo ministro Necmettin Erbakan si dimettesse). E il recente tentativo di golpe è avvenuto quando la ferita della strage di Nizza era ancora fresca e sanguinante. Così, mentre l’”uomo comune” è ancora sconvolto dall’orrore consumatosi sulla Promenade des Anglais, reporter, giornalisti ed opinionisti si trovano altrettanto spiazzati nel fare quello che per loro dovrebbe risultare più facile: fare informazione.

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    Last Post by Alessandro Marchetti il 17 July 2016
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  8. TTIP per chi ancora non mi conoscesse
    America e Europa per la "Transatlantic Trade and Investment Partnership"

    Nel giugno 2013, il presidente degli Stati Uniti d’America Obama, il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy e il presidente della Commissione Europea Barroso, annunciavano che Stati Uniti e Unione Europea avrebbero lavorato ad una serie di possibili negoziati riguardanti il commercio oltreoceano e alla proposta di una ridefinizione dell’impresa collettiva di investimenti tra le due potenze coinvolte. Di questi ed altri progetti negli ultimi mesi abbiamo sentito parlare sotto il nome di TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), soprattutto a causa delle voci contrarie e perplesse alzatesi da molte piazze europee.

    Il TTIP, per chi ancora non lo conoscesse, intende essere un ambizioso e vasto accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la nostra Unione, che espanda in modo significativo le relazioni di scambio e investimento già esistenti, incrementi la crescita economica, offra nuovi posti di lavoro e porti a livelli ancora più alti la competitività internazionale. Così ad oggi la trattiva, se venisse firmata da ognuno dei paesi che aderiscono all'Unione Europea, sarebbe pronta per essere conclusa dalla Commissione in accordo con gli Stati Uniti e ratificata successivamente da ognuno degli stati membri.

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    Last Post by Rachele Pellegrini il 20 July 2016
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  9. La via della (dis)integrazione
    La Francia, il terrorismo e il fallimento del suo modello d'integrazione

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    Parigi, Lione, poi ancora Parigi e infine Nizza. La Francia sembra preda della sua più grande ossessione fin dai tempi della guerra d’Algeria, lo spettro del “nemico interno”. È più che lecito chiedersi però chi ha creato questi fantasmi, chi ha reso questo spettro una realtà in un paese che dell'integrazione aveva fatto un vanto, l’intégration répubblicane.

    La Francia è forse il paese dell’Europa contemporanea che da più tempo ha dovuto affrontare le sfide connesse al fenomeno dell'immigrazione. Le tensioni sociali della guerra d’Algeria erano già sfociate cinquant’anni fa in una stagione di repressioni e attacchi terroristici, che avevano creato tensioni e pregiudizi difficili da scardinare. L’integrazione alla francese nasce con Mitterrand proprio per mettere fine a quelle tensioni, soprattutto sociali, accentuate nei decenni successivi alla fine della guerra e si inseriva alla perfezione in quel mito di riconciliazione nazionale che ha provato a rappresentare, con successi alterni, l’era Mitterrand. Nel modello ideale l’integrazione non è una questione culturale, ma piuttosto un dilemma sociale, che dovrebbe risolversi nella riqualificazione delle periferie e nella promozione di nuove élite fra le giovani generazioni uscite dall'immigrazione; nella realtà tuttavia la prima cohabitation e poi la fine dell’era Mitterrand portano solo ad un abbozzo del grande progetto integrazionista.

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    Last Post by Federico Rossi il 25 July 2016
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  10. Agli Stati Uniti serve un Oki (se non un antibiotico)
    Ingerenze degli oligarchi, centralità dei lobbisti e strapotere delle grandi famiglie: la politica statunitense sempre più oligarchica e meno democratica. Un potenziale pericolo per tutto il sistema.

    Gli Stati Uniti hanno sempre avuto un rapporto complicato con il concetto di democrazia. Tradizionalmente considerato il paese democratico per eccellenza, in realtà ne è endemicamente refrattario. Ai padri fondatori la parola suonava così male che non la inserirono nemmeno nella Costituzione. Troppo vicina all’idea di una dittatura popolare per trovare spazio nelle istituzioni della neonata repubblica. Le volatili decisioni di una maggioranza incolta erano infatti temute quanto l’assolutismo di un monarca. La ricetta statunitense prevedeva invece una forte idea elitista: coloro che si occupavano di politica dovevano essere pochissimi illuminati, a distanza di sicurezza dal popolo e dalle sue pericolose decisioni. Da qui la centralità del Congresso ed il limitato potere del Presidente, aggrovigliato in una intricata matassa di veti e bilanciamenti che evitano la tirannia. Oggi tuttavia si palesano i pericoli della gestione di una ristretta élite. I framers non videro che dietro la loro costruzione poteva celarsi il germe del suo stesso dissolvimento.

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    Last Post by Marco Ridolfi il 26 July 2016
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