"rivista a-periodica" scritta e diretta da studenti universitari.

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Terrorismo in sigle
di Rachele Pellegrini

Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

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Il test di medicina non l'ho capito
di Marco Ridolfi

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L’OTTICA FILOSOFICA
Arte; reale finzione
o finzione reale?


Risposta alla denuncia di Platone

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RITRATTI
Semplicemente
"Il Boss"

Springsteen: il perdente fortunato
che ha conquistato l'America e il mondo

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PER ABITARE LE PAROLE
Noi estranei a noi stessi
"L'étranger" di Albert Camus
e la distanza dall'uomo moderno

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L’OTTICA FILOSOFICA
Fra Tarantino e Seneca
La coreografia della truculenza

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  1. Arte; reale finzione o finzione reale?
    Risposta alla denuncia di Platone

    “Il poeta colora con parole e frasi ogni singola arte senza intendersi altro che di imitazione. Ma le opere dei poeti, spogliate dei colori, della musica e ridotte alle pure parole, appaiono come il volto dei ragazzi in fiore quando la bellezza li ha abbandonati”. Così Platone nel decimo libro della Repubblica, in riferimento alla capacità dell’arte di imitare la realtà e di “ingannare” l’individuo, scredita ogni forma di produzione artistica (dalla poesia, alla pittura, al teatro ecc…). L’artista (classicamente inteso) infatti ambisce alla riproduzione fedele delle realtà ma riesce a fornire unicamente copie imperfette dei suoi modelli di riferimento, utili solo ad ingannare gli altri; essi dunque non conoscono realmente le cose che riproducono ma fingono di conoscerle. Oltre ad essere degli ingannatori sono dunque pure ignoranti! Ma siamo davvero sicuri che la mancanza di completa aderenza dell’arte alla realtà rappresenti l’ignoranza dell’artista?

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 29 Oct. 2016
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  2. Immagini per pensare
    Al via la VII edizione del Festival della Fotografia Etica

    Anche la filosofia si occupa delle immagini, spesso concentrandosi sul loro potere: esse sanno attrarre, colpire e sono immediate, non abbiamo cioè bisogno di un codice per capirle come invece accade con un alfabeto. Soprattutto, sono in grado di semplificare e rendere visibile qualcosa in tutta la sua intensità. Possono, in maniera molto più efficace del linguaggio, condensare e veicolare un messaggio in grado di imporsi significativamente al nostro intelletto e alle nostre emozioni.

    Non è un caso allora che l’edizione 2016 del Festival della Fotografia Etica rechi il sottotitolo “Quando la fotografia parla alle coscienze”. Il Gruppo Fotografico Progetto Immagine, organizzatore di questa manifestazione ormai giunta alla VII edizione e diventata imperdibile per gli appassionati di quest’arte, si pone appunto la missione di promuovere la fotografia come mezzo di informazione e di approfondimento di tematiche rilevanti dal punto di vista etico che non possono fare a meno di stimolare la riflessione. L’appuntamento è nel centro storico di Lodi, dove per 4 weekend, dall’8 al 30 Ottobre, sono esposte mostre fotografiche di altissimo livello, che è possibile conoscere meglio anche grazie a visite guidate con gli autori.

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    Last Post by Giulia Cantamessi il 18 Oct. 2016
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  3. Fra Arte e Letteratura
    Il ponte che unisce poesia, scultura e pittura

    Già durante il XVIII secolo, il filosofo tedesco G. E. Lessing, approfondiva dettagliatamente, nel trattato del Laocoonte, lo stretto rapporto che si era andato a creare fra arti figurative e arti letterarie. Egli però ne sottolineava anche la distanza, data dalle differenti modalità espressive che le caratterizzano, nonostante arte figurativa e letteratura fossero state "accomunate" fino ad allora (senza che ne venissero messe in luce le sostanziali differenze) tramite la massima oraziana dell' Ars Poetica: "Ut pictura, poesis" ("La pittura è come la poesia"). Ma nonostante le diversità, quali fattori hanno influito sul connubio fra arte e letteratura? In che modo tale connubio si è manifestato? Qual è il suo significato?

    Per le sue tesi Lessing si soffermava in particolare sul rapporto fra il gruppo scultoreo del Laocoonte del Belvedere e della descrizione dello stesso troiano, contenuta nell' Eneide. Il primo, in quanto opera scultorea, è un' immagine fisica che si contestualizza in una dimensione spaziale; la seconda invece, essendo concepita come un'astrazione di successioni temporali, si connota in una dimensione temporale. Ne consegue che la scultura potrà solo dare l'impressione del movimento, sebbene la sua fisicità si presenti netta e distinta all'osservatore; il passo poetico al contrario, riuscirà a trasmettere una precisa concatenazione dei movimenti dei personaggi (tramite la narrazione) nella mente del lettore, che però si manifesterà in modo diverso a seconda della fantasia di ogni individuo. Da ciò si possono desumere le differenze espressive fra le due arti; l'arte figurativa infatti utilizza tecniche specifiche per trasmettere quanto più realisticamente il movimento (come l'immagine bloccata ecc...) mentre la letteratura ne userà altre per trasmettere il più precisamente possibile l'aspetto di un' immagine (descrizioni ecc...).

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 4 Sep. 2016
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  4. Fra Tarantino e Seneca
    La coreografia della truculenza

    Se tracciando una rapida panoramica della storia del teatro e del cinema si dovessero individuare particolari momenti di svolta e di innovazione, due fra le tappe fondamentali sarebbero inevitabilmente le tragedie di Seneca e le pellicole di Tarantino. Nonostante le abissali differenze fra questi due colossi dell'azione scenica (dalle culture di riferimento, fino alla sostanziale differenza fra teatro e cinema) è infatti possibile notare dei tratti comuni a entrambi. Lette nel quadro storico e nel contesto operativo dei relativi autori non si possono non scorgere, sotto innumerevoli tratti, paradigmi che si ripetono, fra i quali primeggiano la violenza quasi tattile che trasuda dalla "messa in scena" e la visione di un mondo cupo, dominato da insormontabili forze del male.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 2 Aug. 2016
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  5. L'Universalità della Bellezza
    De gustibus non disputandum est?

    Il dibattito sulla bellezza non ha tempo. In ogni epoca gli uomini si sono sempre interrogati su cosa fosse bello e cosa non lo fosse, cercando dei principi per determinarlo; "sono più belle le tragedie di Eschilo o di Euripide?" si domandava Aristofane. "Era più bella Elena di Troia o Lucrezia Borgia?" si chiedevano i cortigiani rinascimentali."E' più bella l'armonia italiana o il contrappunto tedesco?" dibattevano Beethoven e Rossini. L'epoca contemporanea risolve la questione propendendo per una visione semplicisticamente soggetiva della bellezza. Oggetto della trattazione sarà dunque quello di dimostrare il contrario, portando esempi concreti, ed analizzando i problematici effetti nella realtà, nel caso in cui una visione soggettivistica della bellezza diventasse eccessivamente marcata.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 11 June 2016
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  6. Dialogo tra un Monatto e un Appestato
    Ossia Ebola ai tempi della Peste

    Nasciamo soli, viviamo soli, moriamo soli
    Orson Welles


    Si racconta in diverse cronache italiane del 1630, l'assidua attenzione con cui i medici istruivano i propri studenti (sotto ordine statale) riguardo alla cura e alla prevenzione della peste, ormai dilagante. Risale a questo periodo il curioso episodio di un borgo imprecisato, dove un filosofo, improvvisatosi medico, non fornì ai propri studenti dispense atte ad istruirli sulla cura della malattia. Il luminare preferì infatti consegnare un dialogo che egli stesso aveva trascritto, assistendo ad un colloquio fra un monatto ed un povero appestato morente. La voce giunse alle autorità locali che, indignate dalla negligenza di questo apprendistato, fecero incarcerare il dotto, condannato a morte poco dopo, per aver leso gravemente alla formazione dei suoi allievi, compromettendone l'efficienza. Riportiamo adesso proprio quel dialogo che abbiamo ritrovato come allegato al processo di condanna:

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 23 April 2016
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  7. L'autenticità della copia
    Risposta filosofica ai falsi artistici

    Dalla Grecia Classica fino ai nostri giorni una preoccupazione ha sempre occupato la mente a chi si occupa di critica artistica: "L'opera che sto contemplando è autentica o si tratta solo della perizia di un falsario?". Se ad esempio un antichista, analizzando una scultura di Fidia o Mirone appena ritrovata dovesse scoprire che in realtà si tratta di una raffinata imitazione moderna (e la storia abbonda di questi casi), è certo che egli guarderà con ribrezzo e disprezzo ciò che prima destava in lui la più autentica meraviglia. Ma da un punto di vista specificamente estetico, questo disprezzo è davvero giustificato? Per rispondere consapevolmente a questa domanda è necessario spogliarci dei pregiudizi e rivedere i concetti a cui facciamo ormai passivamente riferimento.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 23 Mar. 2016
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