"rivista a-periodica" scritta e diretta da studenti universitari.

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Terrorismo in sigle
di Rachele Pellegrini

Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

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Il test di medicina non l'ho capito
di Marco Ridolfi

quello che manca al numero chiuso per poterlo accettare

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L’OTTICA FILOSOFICA
Arte; reale finzione
o finzione reale?


Risposta alla denuncia di Platone

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RITRATTI
Semplicemente
"Il Boss"

Springsteen: il perdente fortunato
che ha conquistato l'America e il mondo

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PER ABITARE LE PAROLE
Noi estranei a noi stessi
"L'étranger" di Albert Camus
e la distanza dall'uomo moderno

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L’OTTICA FILOSOFICA
Fra Tarantino e Seneca
La coreografia della truculenza

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  1. Terrorismo in sigle
    Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

    Al-Qaeda, IS, ISIS, AQI, DAESH, ISIL. Tutti termini che hanno intasato le testate di fior fiori di editoriali e i servizi di altrettanti telegiornali, ma che spesso, quando usati senza una reale cognizione di causa, hanno anche fatto in modo che di una realtà estremamente sfaccettata e profonda come quella di cui parlano sia stata trasmessa un’immagine confusionaria o erroneamente monolitica e stereotipata. Quanti di noi possono dire di saper davvero distinguere e collocare spazio-temporalmente tali realtà? Tutte queste sigle, non raramente date in pasto ai lettori come briciole ai piccioni, raccontano infatti di ragioni, pretese, storie e dimensioni diverse e non intercambiabili, di cui è necessario saper distinguere le radici se si pretende di avere un quadro minimamente chiaro di questo fenomeno che tanto ci tocca e ci coinvolge.

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    Last Post by Rachele Pellegrini il 13 Oct. 2016
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  2. La via della (dis)integrazione
    La Francia, il terrorismo e il fallimento del suo modello d'integrazione

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    Parigi, Lione, poi ancora Parigi e infine Nizza. La Francia sembra preda della sua più grande ossessione fin dai tempi della guerra d’Algeria, lo spettro del “nemico interno”. È più che lecito chiedersi però chi ha creato questi fantasmi, chi ha reso questo spettro una realtà in un paese che dell'integrazione aveva fatto un vanto, l’intégration répubblicane.

    La Francia è forse il paese dell’Europa contemporanea che da più tempo ha dovuto affrontare le sfide connesse al fenomeno dell'immigrazione. Le tensioni sociali della guerra d’Algeria erano già sfociate cinquant’anni fa in una stagione di repressioni e attacchi terroristici, che avevano creato tensioni e pregiudizi difficili da scardinare. L’integrazione alla francese nasce con Mitterrand proprio per mettere fine a quelle tensioni, soprattutto sociali, accentuate nei decenni successivi alla fine della guerra e si inseriva alla perfezione in quel mito di riconciliazione nazionale che ha provato a rappresentare, con successi alterni, l’era Mitterrand. Nel modello ideale l’integrazione non è una questione culturale, ma piuttosto un dilemma sociale, che dovrebbe risolversi nella riqualificazione delle periferie e nella promozione di nuove élite fra le giovani generazioni uscite dall'immigrazione; nella realtà tuttavia la prima cohabitation e poi la fine dell’era Mitterrand portano solo ad un abbozzo del grande progetto integrazionista.

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    Last Post by Federico Rossi il 25 July 2016
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