1. Noi estranei a noi stessi
    "L'étranger" di Albert Camus e la distanza dall'uomo moderno

    Avatar
    Tags
    Albert Camus
    L'étranger
    libri
    Per abitare le parole
    By Lavinia Peluso il 4 Aug. 2016
     
    0 Comments   193 Views
    .
    “In un universo subitamente spogliato di illusioni e di luci l'uomo si sente un estraneo. Persuaso dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino.”

    "Je voulais dire seulement que le héros du livre est condamné parce qu'il ne joue pas le jeu. Il refuse de mentir." così parla lo stesso Albert Camus riassumendo una delle sue più celebri opere, L'étranger: titolo che accoglie in sé tante contraddizioni quante sono le possibilità aperte, entro il quale è possibile individuare il tratto fondamentale de sa pensée: la filosofia dell'assurdo, o absurdité camusienne. Non parliamo di attualità, ma del modo in cui il filosofo coglie ed esplicita gli aspetti più intimi, e principalmente inconsci, che caratterizzano la natura umana, aspetti che ognuno di noi leggendo queste pagine tenta inutilmente di negare o di disconoscere.

    Al centro dell'opera si colloca l'omicidio che il nostro anti-héros (ou devrions-nous parler d'héros?), monsieur Meursault, commette nei confronti di un arabo con cui un suo amico aveva precedentemente avuto uno screzio. Il nostro protagonista afferma di aver ucciso l'uomo à cause du soleil, a causa della calura estiva della spiaggia algerina: quattro spari che scandiscono in maniera inesorabile lo svolgimento del racconto. L'altro nodo fondamentale è rappresentato dalla morte della madre del protagonista che è annunciata da un freddo telegramma nelle prime pagine dell'opera: proprio il comportamento di Meursault in tale occasione determinerà in maniera decisiva il suo destino. L'interesse dell'autore è quello di evidenziare aspetti particolari dello svolgimento, riscontrabili già nello stesso cognome del protagonista (Mer, Mère, Sol, Meurtre: mare, madre, sole, omicidio) al fine di delineare un ritratto efficace di un personaggio che si rivela tra i più interessanti della letteratura novecentesca.

    Molti interpreti hanno voluto vedere in Meursault l'homme moderne, l'uomo della società del ventunesimo secolo con le sue infinite contraddizioni. Ma Meursault ha una personalità ben definita, che si cela sotto la passiva indifferenza del suo "cela m'était égal" di fronte alla morte della madre, alle proposte di matrimonio della fidanzata Marie e all'uccisione dell'arabo. Tale passività non è certamente paragonabile a quella caratterizzante l'uomo della civiltà attuale, dovuta non a un rifiuto di adeguarsi alle convenzioni prestabilite della società, bensì a semplice pigrizia e noncuranza verso ciò che accade intorno a lui. Quello che si nasconde in Meursault è un conflitto che esplode verso l'esterno solamente nelle ultime pagine dell'opera, al momento del confronto in prigione col prete venuto per la confessione, conflitto precedentemente mascherato dall'idilliaca armonia con la natura tanto evidenziata da Camus. L'indifferenza dei nostri giorni si nasconde dietro ad un finto buonismo e ad un'assoluta ipocrisia a cui Meursault rifiuta invece di sottomettersi, ipocrisia rappresentata nell'opera dallo stesso tribunale (o, più in generale, dalla stessa società) che condannerà il protagonista alla pena capitale.
    Meursault è oltre le apparenze che le circostanze vorrebbero imporgli. Non è semplice anticonformismo. Non si tratta di stare dalla parte di chi piange sui social network i morti di un attentato postando foto di una bandiera o da quella di chi critica in modo sprezzante tale atteggiamento. Sebbene credano di stare dalla parte dell'anticonformismo, gli stessi critici dei buonisti rientrano anch'essi nel conformismo. Meursault è al di là di tale distinzione: ecco cosa significa quando lo stesso Camus afferma che il protagonista rifiuta di jouer le jeu, rifiuta di mentire.

    E' l'indifferenza di Meursault che è condannata al patibolo dal tribunale, la stessa che non gli farà provare alcun rimorso per l'omicidio né dolore per la morte della madre, facendolo apparire come un mostro agli occhi dell'opinione pubblica: mostro che, per Camus, rappresenta in realtà l'essere umano che è in ognuno di noi. Se in tale atteggiamento alcuni hanno letto la mancanza di voglia di mettersi in gioco e di accettare la sfida, sarebbe più opportuno vedervi invece il coraggio della lotta contro valori stabiliti dal senso comune, lotta portata avanti con tenacia fino alle ultime ore nella sua cella. Non è rinuncia a vivere ma volontà di portare fino in fondo la propria scelta, non aver paura di restare solo, perché è proprio questo ciò che porta invece noi uomini moderni all'adesione di valori condivisi: la paura dell'isolamento e di essere condannati, sorte a cui sarà infatti destinato il nostro héros da parte di un tribunale dagli assurdi presupposti. E' proprio la condanna a mostrare il divario tra Meursault e la società, ad esplicitare il significato dell'absurdité camusienne: un ambiente incapace di comprenderlo, che lo descrive come un folle criminale a causa del suo gesto, la cui apparente relatività diviene oggettività al momento della condanna da parte di un sistema falso e ipocrita ma che pretende di rappresentare la verità.

    Ma come parlare di verità in una società che si barrica dietro ad apparenza e ipocrisia, dove è un post pubblicato su Facebook a renderci bravi cittadini e persone da elevati valori morali? Meursault non è l'uomo moderno né tantomeno l'eroe estraniato e incompreso che oggi un po' tutti pretendiamo di essere. Egli è estraneo a convenzioni imposte dall'uomo, ma non certamente a se stesso: è questo ciò che dobbiamo leggere nel suo "cela m'était égal" e nella sua indifferenza.
    Se il nostro protagonista rappresenta la natura umana nella sua crudezza, è proprio questa che Camus ci suggerisce forse di recuperare, invitandoci a spogliarci della sovrastruttura che ci siamo costruiti intorno. Perché quella crudezza lo porta sì a premere per quattro volte il grilletto, ma gli consente di rimanere fedele a se stesso, fedeltà che oggi non siamo sicuramente in grado di eguagliare.
      Share  
     
    .
 
Top