1. Terrorismo in sigle
    Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

     
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    Al-Qaeda, IS, ISIS, AQI, DAESH, ISIL. Tutti termini che hanno intasato le testate di fior fiori di editoriali e i servizi di altrettanti telegiornali, ma che spesso, quando usati senza una reale cognizione di causa, hanno anche fatto in modo che di una realtà estremamente sfaccettata e profonda come quella di cui parlano sia stata trasmessa un’immagine confusionaria o erroneamente monolitica e stereotipata. Quanti di noi possono dire di saper davvero distinguere e collocare spazio-temporalmente tali realtà? Tutte queste sigle, non raramente date in pasto ai lettori come briciole ai piccioni, raccontano infatti di ragioni, pretese, storie e dimensioni diverse e non intercambiabili, di cui è necessario saper distinguere le radici se si pretende di avere un quadro minimamente chiaro di questo fenomeno che tanto ci tocca e ci coinvolge.

    Con questo articolo non assumo il ruolo di alcun professore esperto in materia, mi limiterò a fornire al lettore un paio di linee guida di base solo attraverso la chiarificazione delle abbreviature che tanto corrono di bocca in bocca ultimamente.

    Tra tutti i termini sopraelencati Al-Qaeda è il primo da segnalare in ordine cronologico. Che cos’è Al-Qaeda? Un’organizzazione capillare che si muove sotto la bandiera del fondamentalismo religioso, che nasce in relazione ai fatti del 2001 e in risposta alla politica di repressione mossa contro il terrorismo islamico in seguito all’attacco alle Twin Towers. I nuclei nevralgici dell’organizzazione alla sua nascita sono l’Afghanistan e l’Iraq (dove negli anni ’70 una rivoluzione aveva condotto al termine il governo filo-britannico in favore di una teocrazia islamica). Con Al-Qaeda per la prima volta un’organizzazione di matrice islamica porta le proprie pretese, ancora su base esclusivamente religiosa e non politica, al di fuori dei suoi confini e lo fa in termini di radicalismo e di violenza. Rispetto ad esperienze simili precedenti, dopo il 2001 tra le armi dei fondamentalisti si annovera la comunicazione mediatica su scala globale che per funzionare bene necessita di un punto di riferimento, un simbolo globalmente condiviso e riconosciuto, una figura carismatica che faccia breccia nelle menti di chi legge o di chi ascolta: Bin Laden.
    Bin Laden tuttavia si rivela una presenza problematica all’interno del movimento, non tutti accettano la sua leadership e viene contrastato dagli stessi fondamentalisti, parte dei quali, capitanati da al-Zarqawi, si stacca da Al-Qaeda con cui non condivideva la prospettiva di affiliazione tra l’Islam sciita (minoritario e considerato più violento) e quello sunnita ( la via dell’islam più praticata e ritenuta moderata prima del 2001). Così al-Zarkawi rivendicando l’esclusività sunnita concentra l’attività del suo gruppo in Iraq e comincia a muoversi indipendentemente da Bin Laden con l’obbiettivo di creare un califfato sunnita. È cosi che nasce AQI (Al-Qaeda in Iraq). Nel 2004 si hanno i primi attentati in Iraq tra le due organizzazioni rivali.

    Il conflitto assume delle note drammatiche e irreparabili, così dopo la morte di al-Zarqawi, sotto la nuova egida di Abu Bakr al-Baghdadi si decide di tagliare definitivamente ogni legame con Al-Qaeda e nel 2007 il gruppo AQI si rinomina IS (Islamic State) detto anche ISI (Islamic State in Iraq). Questo passaggio è fondamentale in quanto segna la dichiarata entrata in gioco della componente politica alla base dei movimenti dell’IS: il primo obbiettivo non è più la guerra santa contro l’occidente e ciò che rappresenta ma la fondazione di uno stato islamico in cui far vigere le proprie pretese.
    Nel 2011 le file dei militanti dell’ IS si ingrossano, il movimento politico conquista la Siria e cambia di nuovo il suo nome in ISIS (Islamic State in Iraq and Siria), acronimo che unisce la dimensione territoriale con quella di una realtà “di governo” che – abbracciando due Paesi – non riflette i confini nazionali, ma guarda alla dimensione transnazionale della Umma (comunità).

    E tutto ciò che noi comprimiamo a volte sotto la sigla IS e che altre volte chiamiamo ISIS dal 2014 è in realtà l’ISIL (Islamic State in Iraq end the Levante). Nel giugno 2014, il gruppo ha infatti annunciato la costituzione dello Stato Islamico, confermando l’aspirazione ad espandersi oltre la regione mediorientale in linea con l’antico progetto, caro alla propaganda qaedista, di costituire un califfato mondiale.
    Oggi in riferimento alla formazione di al-Baghdadi capita anche di incappare nel termine DAESH che sebbene sia il più sconosciuto resta il più appropriato. DAESH è infatti l’acronimo arabo di “al Dawla al Islamiya fi’l Iraq wa’l Sham”, ovvero "Stato Islamico dell’Iraq e dello Sham" o "Stato Islamico dell’Iraq e del Levante". Solo smembrando e analizzando questa sigla capiamo come si stia parlando di circa 20 mila combattenti attivi per la causa a gestire un territorio d’occupazione che è grande più o meno quanto l'Inghilterra e comprende circa 6 milioni di persone. Interessante è il fatto che proprio quest’ultimo sia il termine rifiutato con più forza dai membri del movimento. Se qualcuno si fosse infatti chiesto il perché della scelta da parte dei capi terroristi di coniare sigle inglesi per la definizione della propria organizzazione, sappia che questo non è altro che un espediente a fini mediatici. A differenza dei combattenti di Al-Qaeda infatti -che al contrario di quanto si sente dire, esiste ancora seppur come realtà minoritaria- quelli di DAESH o ISIL devono farsi capire e conoscere, di loro si deve parlare, loro devono reclutare in Europa e possibilmente in tutto il mondo.

    Nonostante questo quadro della situazione tutti abbiamo visto come dopo i fatti di Parigi, Bruxelles, Nizza le piattaforme mediatiche si stiano preoccupate di sovraccaricarci, di sfamarci velocemente con descrizioni che ignorano le cause profonde di ciò che descrivono e con termini non accompagnati dalle rispettive e necessarie spiegazioni. Ormai l’informazione ha acquisito, e lo sappiamo bene, sia il potere di plasmare la realtà in cui viviamo, di costruirla intorno a noi sia la capacità di convincere colui che le si affida a viverci comodamente dentro. Eppure più l’informazione acquista in immediatezza più perde in precisione e quando le nostre radio, televisioni o giornali diventano mense last-minute per un pubblico affamato di scandalo e polemica allora ad essere servita rischia di essere solo retorica e il mondo che costruiamo intorno a noi rischia di diventare drammaticamente ambiguo.

    Edited by il Fuochista - 13/10/2016, 22:18
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