"rivista a-periodica" scritta e diretta da studenti universitari.

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Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

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Il test di medicina non l'ho capito
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L’OTTICA FILOSOFICA
Arte; reale finzione
o finzione reale?


Risposta alla denuncia di Platone

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Noi estranei a noi stessi
"L'étranger" di Albert Camus
e la distanza dall'uomo moderno

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L’OTTICA FILOSOFICA
Fra Tarantino e Seneca
La coreografia della truculenza

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  1. Arte; reale finzione o finzione reale?
    Risposta alla denuncia di Platone

    “Il poeta colora con parole e frasi ogni singola arte senza intendersi altro che di imitazione. Ma le opere dei poeti, spogliate dei colori, della musica e ridotte alle pure parole, appaiono come il volto dei ragazzi in fiore quando la bellezza li ha abbandonati”. Così Platone nel decimo libro della Repubblica, in riferimento alla capacità dell’arte di imitare la realtà e di “ingannare” l’individuo, scredita ogni forma di produzione artistica (dalla poesia, alla pittura, al teatro ecc…). L’artista (classicamente inteso) infatti ambisce alla riproduzione fedele delle realtà ma riesce a fornire unicamente copie imperfette dei suoi modelli di riferimento, utili solo ad ingannare gli altri; essi dunque non conoscono realmente le cose che riproducono ma fingono di conoscerle. Oltre ad essere degli ingannatori sono dunque pure ignoranti! Ma siamo davvero sicuri che la mancanza di completa aderenza dell’arte alla realtà rappresenti l’ignoranza dell’artista?

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 29 Oct. 2016
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  2. Fra Arte e Letteratura
    Il ponte che unisce poesia, scultura e pittura

    Già durante il XVIII secolo, il filosofo tedesco G. E. Lessing, approfondiva dettagliatamente, nel trattato del Laocoonte, lo stretto rapporto che si era andato a creare fra arti figurative e arti letterarie. Egli però ne sottolineava anche la distanza, data dalle differenti modalità espressive che le caratterizzano, nonostante arte figurativa e letteratura fossero state "accomunate" fino ad allora (senza che ne venissero messe in luce le sostanziali differenze) tramite la massima oraziana dell' Ars Poetica: "Ut pictura, poesis" ("La pittura è come la poesia"). Ma nonostante le diversità, quali fattori hanno influito sul connubio fra arte e letteratura? In che modo tale connubio si è manifestato? Qual è il suo significato?

    Per le sue tesi Lessing si soffermava in particolare sul rapporto fra il gruppo scultoreo del Laocoonte del Belvedere e della descrizione dello stesso troiano, contenuta nell' Eneide. Il primo, in quanto opera scultorea, è un' immagine fisica che si contestualizza in una dimensione spaziale; la seconda invece, essendo concepita come un'astrazione di successioni temporali, si connota in una dimensione temporale. Ne consegue che la scultura potrà solo dare l'impressione del movimento, sebbene la sua fisicità si presenti netta e distinta all'osservatore; il passo poetico al contrario, riuscirà a trasmettere una precisa concatenazione dei movimenti dei personaggi (tramite la narrazione) nella mente del lettore, che però si manifesterà in modo diverso a seconda della fantasia di ogni individuo. Da ciò si possono desumere le differenze espressive fra le due arti; l'arte figurativa infatti utilizza tecniche specifiche per trasmettere quanto più realisticamente il movimento (come l'immagine bloccata ecc...) mentre la letteratura ne userà altre per trasmettere il più precisamente possibile l'aspetto di un' immagine (descrizioni ecc...).

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 4 Sep. 2016
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  3. Fra Tarantino e Seneca
    La coreografia della truculenza

    Se tracciando una rapida panoramica della storia del teatro e del cinema si dovessero individuare particolari momenti di svolta e di innovazione, due fra le tappe fondamentali sarebbero inevitabilmente le tragedie di Seneca e le pellicole di Tarantino. Nonostante le abissali differenze fra questi due colossi dell'azione scenica (dalle culture di riferimento, fino alla sostanziale differenza fra teatro e cinema) è infatti possibile notare dei tratti comuni a entrambi. Lette nel quadro storico e nel contesto operativo dei relativi autori non si possono non scorgere, sotto innumerevoli tratti, paradigmi che si ripetono, fra i quali primeggiano la violenza quasi tattile che trasuda dalla "messa in scena" e la visione di un mondo cupo, dominato da insormontabili forze del male.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 2 Aug. 2016
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  4. Costituzione USA
    Tra Illuminismo e Classicismo

    Parlando di Costituzione degli Stati Uniti di America sorge spontaneo pensare ai numerosi dibattiti che da sempre vi gravitano sopra. Gran parte degli americani lo vede quasi come un documento di origini divine ed ormai si fa fatica a tenere il conto delle discussioni insorte ogni volta che si è prospettata l'esigenza di porvi dei cambiamenti. Di fatto, in tutto il mondo, è la costituzione più antica ancora in vigore e come mostrano i costani sondaggi, a livello popolare il consenso che riscuote mantiene vette considerabilissime. Potremmo interrogarci a lungo su quale sia il segreto di questa longevità e sicuramente l'approccio fondamentale, per capire la costituzione, non può essere che quello di sondare il retroterra filosofico-culturale in cui si contestualizza.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 6 July 2016
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  5. L'Universalità della Bellezza
    De gustibus non disputandum est?

    Il dibattito sulla bellezza non ha tempo. In ogni epoca gli uomini si sono sempre interrogati su cosa fosse bello e cosa non lo fosse, cercando dei principi per determinarlo; "sono più belle le tragedie di Eschilo o di Euripide?" si domandava Aristofane. "Era più bella Elena di Troia o Lucrezia Borgia?" si chiedevano i cortigiani rinascimentali."E' più bella l'armonia italiana o il contrappunto tedesco?" dibattevano Beethoven e Rossini. L'epoca contemporanea risolve la questione propendendo per una visione semplicisticamente soggetiva della bellezza. Oggetto della trattazione sarà dunque quello di dimostrare il contrario, portando esempi concreti, ed analizzando i problematici effetti nella realtà, nel caso in cui una visione soggettivistica della bellezza diventasse eccessivamente marcata.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 11 June 2016
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  6. Eichmann o l'inconsistenza del male
    L’agghiacciante normalità del male ci ricorda che non è lontano da noi. E che forse non ha spessore.

    Il 31 maggio del 1962, Adolf Eichmann venne impiccato. Il coordinatore della “soluzione finale” del Terzo Reich scontava la pena decisa dopo il processo in Israele. Eichmann non era un personaggio importante nelle decisioni politiche della Germania Nazista, non aveva ruoli di spicco e mai aveva superato il grado di Tenente colonnello . Tuttavia si era impegnato perché il genocidio degli Ebrei avvenisse nella maniera più efficiente. Si è sempre sottolineata la sua normalità, il suo essere come gli altri, non un pazzo, non un “malvagio” in senso tradizionale. La sua linea di difesa era quella del semplice burocrate che aveva svolto il suo lavoro. Dimostrazione vivente di come la follia o le “motivazioni cattive” non siano il giusto modo di descrivere un operato simile. Significherebbe infatti confinare il nazionalsocialismo in un angolo oscuro della storia, eliminarlo come un corpo estraneo. Dimenticare la suggestiva immagine di Cuore di tenebra: l’uomo che, volendo rischiarare il buio con la propria luce, non scopre che un’oscurità ancor più nera. Perché il cuore di tenebra non è altro da noi, ma è in noi.

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    Last Post by Marco Ridolfi il 31 May 2016
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  7. Dialogo tra un Monatto e un Appestato
    Ossia Ebola ai tempi della Peste

    Nasciamo soli, viviamo soli, moriamo soli
    Orson Welles


    Si racconta in diverse cronache italiane del 1630, l'assidua attenzione con cui i medici istruivano i propri studenti (sotto ordine statale) riguardo alla cura e alla prevenzione della peste, ormai dilagante. Risale a questo periodo il curioso episodio di un borgo imprecisato, dove un filosofo, improvvisatosi medico, non fornì ai propri studenti dispense atte ad istruirli sulla cura della malattia. Il luminare preferì infatti consegnare un dialogo che egli stesso aveva trascritto, assistendo ad un colloquio fra un monatto ed un povero appestato morente. La voce giunse alle autorità locali che, indignate dalla negligenza di questo apprendistato, fecero incarcerare il dotto, condannato a morte poco dopo, per aver leso gravemente alla formazione dei suoi allievi, compromettendone l'efficienza. Riportiamo adesso proprio quel dialogo che abbiamo ritrovato come allegato al processo di condanna:

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 23 April 2016
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  8. L'autenticità della copia
    Risposta filosofica ai falsi artistici

    Dalla Grecia Classica fino ai nostri giorni una preoccupazione ha sempre occupato la mente a chi si occupa di critica artistica: "L'opera che sto contemplando è autentica o si tratta solo della perizia di un falsario?". Se ad esempio un antichista, analizzando una scultura di Fidia o Mirone appena ritrovata dovesse scoprire che in realtà si tratta di una raffinata imitazione moderna (e la storia abbonda di questi casi), è certo che egli guarderà con ribrezzo e disprezzo ciò che prima destava in lui la più autentica meraviglia. Ma da un punto di vista specificamente estetico, questo disprezzo è davvero giustificato? Per rispondere consapevolmente a questa domanda è necessario spogliarci dei pregiudizi e rivedere i concetti a cui facciamo ormai passivamente riferimento.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 23 Mar. 2016
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  9. Simone de Beauvoir: donne non si nasce, lo si diventa
    Una filosofia tra pragmatismo e femminismo

    Donne non si nasce, lo si diventa. Così scriveva Simone de Beauvoir nel 1949 nel suo saggio "Le Deuxième Sexe", il secondo sesso. Ma perché 'secondo sesso'? Perché introdurre il concetto di 'gerarchia di sessi'? E' proprio quest'ultimo che la scrittrice intende sfatare.

    La concezione del sesso femminile come secondo, come subordinato, analizzata dall'autrice nell'opera citata, altro non è che la conseguenza di tradizioni sociali, culturali, educazionali, di concezioni stereotipate succedutesi nel tempo ed ereditate dalle varie generazioni. Nel suo saggio, l'attivista per i diritti femminili mostra la totale assenza di differenze sul piano biologico tra i due sessi e, come già accennato, sgretola il mito di 'secondo sesso' derivante dalla tradizione maschilista e sessista: due aspetti che conducono alla rivendicazione di una assoluta parità di uomo e donna sul piano pratico, in particolare su quello lavorativo, aspetto cruciale della filosofia di Simone de Beauvoir.

    Se da un lato vediamo come l'autrice si interessi alla dimostrazione della parità dei sessi da un punto di vista puramente fisico, dall'altro vediamo come metta anche in evidenza un altro aspetto fondamentale, quello secondo cui sarebbero le donne stesse a contribuire alla trasmissione dell'idea della loro natura come 'secondo sesso'. Come leggiamo anche in "Mémoires d'une jeune fille rangée", sarebbe per un fine meramente utilitaristico, per la comodità di un appoggio ai mariti senza la necessità di farsi avanti in prima persona, adagiandosi bellamente sulle certezze della tradizione, ma soprattutto sugli stipendi dei coniugi. L'obiettivo è quello di evidenziare come la concezione diseguale dei sessi implichi conseguenze nella sfera lavorativa: le donne non possono aspirare a qualsiasi impiego, a differenza degli uomini, conseguentemente queste si trovano ostacolate in particolari casi, come quelli in cui intendano essere madri lavoratrici, vista la difficoltà di trovare un aiuto nelle istituzioni per quanto riguarda l'affidamento dei figli durante l'orario lavorativo. Solo a poche è consentita una piena autonomia dal punto di vista privato, frutto di quella sul piano economico e lavorativo.

    Occorre, però, ricordare anche le origini borghesi della scrittrice, radici che sono state nettamente recise al momento dell'inizio degli studi universitari, in coincidenza con l'incontro con Jean-Paul Sartre, avvenimento che porterà non solo al distacco dalla sua famiglia, ma che avrà anche un'influenza fondamentale per lo sviluppo del pensiero di Simone sul piano dell'esistenzialismo. L'allontanamento da 'son milieu bourgeios', dal suo ambiente di provenienza, conduce, dunque, alla piena realizzazione di quanto già manifestato numerose volte durante l'età infantile e l'adolescenza: Simone de Beauvoir, nell'opera ...

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    Last Post by Lavinia Peluso il 22 Mar. 2016
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  10. Il mestiere del Fuochista
    obiettivi e motivazioni del progetto

    Nella caverna del mito di Platone i prigionieri guardavano sempre davanti a loro. Se si fossero voltati, si sarebbero accorti che altri uomini stavano proiettando sul muro quelle ombre che avevano scambiato per realtà. Se si fossero guardati attorno, avrebbero scoperto l’inganno. È una lezione valida soprattutto oggi che la frontalità è diventato il modo più comune di rapportarci col mondo.

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    Last Post by Marco Ridolfi il 20 Mar. 2016
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