“In un universo subitamente spogliato di illusioni e di luci l'uomo si sente un estraneo. Persuaso dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino.”"Je voulais dire seulement que le héros du livre est condamné parce qu'il ne joue pas le jeu. Il refuse de mentir." così parla lo stesso Albert Camus riassumendo una delle sue più celebri opere,
L'étranger: titolo che accoglie in sé tante contraddizioni quante sono le possibilità aperte, entro il quale è possibile individuare il tratto fondamentale
de sa pensée: la filosofia dell'assurdo, o
absurdité camusienne. Non parliamo di attualità, ma del modo in cui il filosofo coglie ed esplicita gli aspetti più intimi, e principalmente inconsci, che caratterizzano la natura umana, aspetti che ognuno di noi leggendo queste pagine tenta inutilmente di negare o di disconoscere.
Al centro dell'opera si colloca l'omicidio che il nostro
anti-héros (ou devrions-nous parler d'héros?), monsieur Meursault, commette nei confronti di un arabo con cui un suo amico aveva precedentemente avuto uno screzio. Il nostro protagonista afferma di aver ucciso l'uomo
à cause du soleil, a causa della calura estiva della spiaggia algerina: quattro spari che scandiscono in maniera inesorabile lo svolgimento del racconto. L'altro nodo fondamentale è rappresentato dalla morte della madre del protagonista che è annunciata da un freddo telegramma nelle prime pagine dell'opera: proprio il comportamento di Meursault in tale occasione determinerà in maniera decisiva il suo destino. L'interesse dell'autore è quello di evidenziare aspetti particolari dello svolgimento, riscontrabili già nello stesso cognome del protagonista (Mer, Mère, Sol, Meurtre: mare, madre, sole, omicidio) al fine di delineare un ritratto efficace di un personaggio che si rivela tra i più interessanti della letteratura novecentesca.
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