1. American Way of Study
    Prospettiva sui college statunitensi: tra élite e politica

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    By Giovanni Giannini il 12 July 2016
     
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    Il mondo è governato da circa trecento famiglie i cui membri si conoscono più o meno tutti fra di loro.
    Walther Rathenau

    L'archetipo dei college statunitensi è ormai entrato nel nostro immaginario comune, pur essendo un modello così diverso dalle università europee. Film divenuti ormai di culto, dallo storico Animal House al demenziale American Pie, danno anche a noi un'immagine più o meno distorta di questa istituzione educativa che ha accompagnato la nazione a stelle e strisce sin dalla sua fondazione. Ma dietro confraternite, gare di sbronza e folli quanto divertenti riti d'iniziazione si nasconde una realtà ben più seria e importante, che merita di essere approfondita.

    La prima università statunitense fu l'Università della Virginia, fondata nel 1819, a 43 anni dalla stesura della costituzione repubblicana. La mente che sviluppò il progetto fu quella di Thomas Jefferson, già padre costituente e terzo presidente degli Stati Uniti; egli ideò quello che sarebbe in seguito divenuto il modello dell'istruzione superiore americana, non solo da un punto di vista istituzionale e normativo, ma anche architettonico. Jefferson fu sempre molto interessato al problema pedagogico. Egli era convinto che la giovane nazione che aveva contribuito a fondare avrebbe presto avuto bisogno di una forte e stabile classe dirigente, e le università sarebbero state le fucine di questo nuovo gruppo dirigenziale. Più che ad un ideale di istruzione democratica e paritaria, il padre costituente era interessato a creare una futura casta illuminata di giuristi, intellettuali e scienziati che, con intelligenza e lungimiranza, avrebbero guidato le masse negli anni (e possibilmente nei secoli) a venire. Furono momentaneamente accantonati i principi di uguaglianza, libertà e felicità dell'individuo, seguendo invece una concezione elitaria, e a tratti massonica, della politica. D'altronde, non si può ignorare il peso che i massoni (dall'inglese mason, muratore) hanno avuto, a livello storico, nella fondazione della “democrazia più grande del mondo”: Thomas Jefferson e Benjamin Franklin facevano parte di questa associazione, e la simbologia massonica ricorre più volte in quella che Emilio Gentile chiama, molto efficacemente, religione civile americana (si pensi al triangolo con l'occhio al centro, tipico simbolo massonico, presente sulla moneta da un dollaro).

    Queste direttive politiche e ideologiche sono all'origine delle principali caratteristiche che rendono i college profondamente diversi dalle nostre università. Innanzitutto, fondamentale era, nel progetto di Jefferson, l'idea che l'università non fosse soltanto un edificio dove si tenessero le lezioni delle varie facoltà, ma un'entità autonoma e autosufficiente, con i propri luoghi pubblici e di ritrovo, dove professori e studenti avrebbero coabitato in vere e proprie cittadine create su misura per rispondere alle esigenze della vita quotidiana, e dove fosse continuamente data l'opportunità agli alunni di effettuare varie attività extracurricolari, dallo sport al giornalismo. L'obiettivo di questa particolare struttura era, nelle intenzioni di Jefferson, molto chiaro: fare sì che i membri della futura classe dirigente, costretti a coabitare, avessero l'occasione di conoscersi fra loro, in vista di una futura collaborazione alla guida del Paese. Da una simile esigenza nasce l'istituzione, spesso sottovalutata e mal compresa da noi europei, delle confraternite: gruppi di studenti che hanno il compito di collaborare ed aiutarsi a vicenda. Nei riti, nelle celebri “prove di iniziazione” e nella rigida gerarchia interna esse non sono altro che la riproposizione, in chiave giovanile e parodistica (ma non certo ingenua) della società massonica: non è una caso che uno dei requisiti fondamentali per poter essere ammessi in una confraternita (soprattutto quelle d'élite) sia spesso l'essere discendenti di membri appartenuti in passato alla stessa, cosa che permette alle dinastie di uomini d'affari e banchieri di perpetuare le relazioni reciproche di generazione in generazione. Proprio a Yale è nata la confraternita nota come “Società del Teschio e delle Ossa”, istituzione ancora in parte avvolta nel mistero e dai contorni vaghi, studiata da vari giornalisti autorevoli (tra cui Alexandra Robbins e Antony Sutton). Ciò che colpisce di questa società segreta non è tanto il contorno di grotteschi riti satanici e pseudo-pagani (la cui vera esistenza può ampiamente essere messa in discussione), ma il fatto che essa abbia avuto tra i suoi membri alcuni fra i più noti uomini di potere negli Stati Uniti, sia repubblicani che democratici, tra cui George Bush (senior e junior) e John Kerry.

    A contribuire al carattere elitario dei college è senza dubbio l'elevato costo delle tasse universitarie: una retta annuale, negli Stati Uniti, costa all'incirca sui 20000 dollari (18000 euro circa), anche se nelle scuole più prestigiose, come Harvard o Stanford, può arrivare ai 40000 dollari (36000 euro circa). E' vero che non mancano le università pubbliche (come l'Università del North Carolina e l'Università dell'Illinois), e che ai giovani che spiccano in determinati ambiti - non solo lo studio ma anche lo sport, ad esempio - vengono offerte laute borse di studio; ma le università pubbliche, oltre ad essere rare, non possono affatto vantare il livello di studi degli atenei privati, e anche le facilitazioni economiche per le matricole più promettenti sono molto difficili da ottenere e decisamente settoriali. Questo sistema da una parte facilita la restrizione degli studi ad una classe abbiente i cui membri possono permettersi di pagare la retta; dall'altra crea il fenomeno piuttosto tipico del cittadino della classe media che è costretto a risparmiare di anno in anno per permettere ai figli di continuare gli studi, magari per poter accedere poi ad un mestiere professionale di prestigio, come medico o avvocato (processo che, ad esempio, ha in parte influenzato, negli anni '60, l'emancipazione della popolazione di colore). Non è raro, inoltre, che gli stessi studenti siano costretti ad indebitarsi, con l'obiettivo di estinguere il mutuo nel corso degli anni, dopo aver terminato il college e aver trovato lavoro. La continua ricerca di fondi da parte delle università incoraggia inoltre eventuali finanziatori privati a investire nell'università, pratica che indubbiamente ha l'effetto di incentivare la ricerca, ma permette anche ad eventuali poteri esterni di guadagnare un maggior peso politico e decisionale nei vari atenei.

    Il college è divenuto, agli occhi di noi europei, un'istituzione ben nota, eppure contornata ancora da tratti leggendari. Esso fa parte, come la Festa del Ringraziamento e la Coca-Cola, dell'american way of life, propinataci in maniera quasi ossessiva attraverso film, serie televisive e cartoni animati. Ma, come ogni realtà storica e politica, non può essere analizzato seriamente se lo si astrae dalla struttura (e sovrastruttura) all'interno della quale è contenuto: i college sono nati in un contesto storico e politico preciso, con un obiettivo ben determinato nella mente dei suoi creatori, e questo ne influenza inevitabilmente la vera natura.


    Giovanni Giannini
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