Come già scritto e discusso ampiamente, il contributo che i cittadini saranno
in grado di/ tenuti a fornire con il proprio voto alle urne il 17 aprile è di rilevante importanza: grazie ad esso, infatti, il cittadino potrà abrogare, votando per il "sì'", una parte della norma riguardante le trivellazioni situate entro le 12 miglia dalla costa italiana, permettendo una graduale cessazione delle attività di estrazione di gas naturale e petrolio.
Il referendum in questione riguarda esclusivamente le piattaforme che sono state costruite, prima dell'abolizione di tale permesso, entro e non oltre le 12 miglia dalla costa. Parliamo dunque di 92 delle 135 piattaforme situate nel Mar Adriatico e nel Mar Ionio, la maggioranza, le cui concessioni scadrebbero, votando per il "Sì", tra il 2018 e il 2034. Dopodiché si procederebbe al totale smantellamento di tali trivelle. In caso contrario, ovvero senza il raggiungimento del quorum e con la conseguente vincita del "NO", le società petrolifere interessate ricorrerebbero alla prorogabilità di queste concessioni, allungando in tal modo i tempi di estrazione, fino al completo sfruttamento e alla totale asportazione del gas naturale e del petrolio presenti nei giacimenti.
Se si prova a dare un'occhiata alla quantità di informazioni che qualsivoglia piattaforma informatica fornisce al lettore, ci si renderà immediatamente conto della complessità dell'argomento, delle miriadi di sfaccettature che una tale questione può avere e degli innumerevoli interrogativi che può innescare:
la chiusura delle trivelle aggraverà il problema della disoccupazione? Le piattaforme inquinano? Esiste e quanto è alto il rischio di un disastro ambientale dovuto alle trivelle esistenti e alla creazione di nuove? Quali saranno gli effetti di questo referendum? Insomma, cosa conviene davvero fare?Read the whole post...