1. Mind the gap : informazioni sui dati statistici e il loro comune utilizzo
    Alcune considerazioni per orientarsi con le percentuali e i dati statistici

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    referendum No Triv
    By Giulia Bernacchi il 8 April 2016
     
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    Gli argomenti scottanti dell’ultima ora vengono sviscerati e remixati dai media ad ogni momento del giorno e della notte poiché il numero di richieste è alto.
    I lettori, i cittadini sono in attesa di risposte e aggiornamenti per capire la vera essenza delle questioni e formarsi un’opinione. Nel caso di un referendum come quello del 17 aprile che incide su fattori economici, ambientali e di produzione, per essere adeguatamente informati è necessario confrontare qualche dato statistico. Controllando fra le prime fonti a sua disposizione il lettore però rimane spiazzato: il fabbisogno nazionale soddisfatto dalle trivellazioni si contende i dati 10% e 11,8%, addirittura se la legge passasse la perdita ammonterebbe al 17,6% della produzione nazionale. Alcuni specificano che il 10% si riferisce solo al gas, mentre il petrolio soddisfa solo il 7% del fabbisogno nazionale. Il ricavo di gas grazie alle trivellazioni oscilla fra 1%, 2%, 3%, 4%; mentre per il petrolio fra 1% e 2%.

    Non è facile interpretare bene i dati, visto che i meccanismi matematici della statistica non sono propriamente alla portata di tutti. Spesso, poi, non si conoscono le fonti poiché talvolta non vengono specificate, ed è evidente che fra alcuni dati ci siano delle incongruenze. Ne consegue che chi legge non riesce ad avere un quadro d’ insieme della questione soprattutto considerando che a seconda del contesto in cui i dati sono inseriti la loro lettura cambia significativamente.

    Nella mente del lettore intanto c’è un gran caos di domande senza risposta: a quanto ammonta il fabbisogno nazionale? Quanto di questo viene prodotto grazie alle trivellazioni? La quantità di materie prime che vengono importate? Quali costi comporta?

    Un possibile malinteso interpretativo sorge quando si fa riferimento a dati che indicano una parte del fenomeno; gli stessi dati possono essere scambiati per l’analisi dell’intero quando magari se ne sta prendendo in considerazione solo una sfaccettatura.
    Questo è accaduto anche nel caso delle informazioni sul referendum.
    QuiFinanza dice : “Comunque, "l’Arabia Saudita" d'Italia è la Basilicata che produce oltre l’80% del petrolio nazionale, mentre la Sicilia ne estrae circa il 9% e corprendentemente il Piemonte il 2%”. A prima vista questi dati possono far intendere che l’Italia produce quasi tutto il petrolio da sola con solo l’8% di importazioni. Tuttavia non è questo che dicono le percentuali; infatti non si riferiscono all’intero quantitativo di petrolio italiano. Le stime si riferiscono a quel 10% di autoproduzione che l’Italia riesce a sostenere, ma senza un’attenta lettura può risultare fraintendibile.

    I dati numerici e percentuali sono utili a quantificare un fenomeno, ma fare le considerazioni del caso per interpretarlo spetta al cittadino. La statistica fornisce dei dati oggettivi di per sé; essa compie degli studi numerici proponendo anche considerazioni sul futuro, ammesso e non concesso che il fenomeno studiato e le sue condizioni rimangano le medesime. Infatti è possibile argomentare alcune tesi con i dati statistici per giungere ad esiti che non hanno niente di oggettivo: un esempio lampante è quello del PIL.

    Secondo recenti stime il PIL degli italiani è aumentato dal +0,4 al +0,6. I dati dimostrano una crescita oggettiva del PIL, ma le reazioni al fenomeno sono plurime e ben diverse fra loro: alcuni sono estremamente fieri del dato positivo, altri deducono che, visto il numero così irrilevante, la crescita non sia assimilabile ad un vero e proprio avanzamento ma a fattori variabili contingenti, come un segnale che poco è stato fatto. Ciò non significa che i dati siano necessariamente sbagliati, è il contesto in cui sono inseriti a restituirne un’interpretazione fittizia.

    Sia nel caso del PIL, sia sulla questione trivelle, ogni parte ha interesse a portare avanti le proprie ragioni dimostrando la loro veridicità a discapito anche della correttezza nei confronti dei lettori, i quali si trovano forzati ad aderire ad una fazione o ad un’altra senza la possibilità di valutare con i propri occhi. Proprio per preservare la possibilità per il lettore di orientarsi in modo nitido è doveroso riportare le fonti dei dati, citarli nella loro interezza, senza estrapolarne una parte che potrebbe favoreggiare una certa tesi. Per non lasciarsi ingannare, seppur in modo sottile, colui che legge, vede o ascolta deve essere armato di questa piccola consapevolezza, così da sfatare le strumentalizzazioni dei dati, o almeno avere la possibilità di farlo; sarai tu caro lettore a decidere liberamente da che parte stare.

    Giulia Bernacchi



    Per confrontare alcuni dati forniti dai media più gettonati con cui gli italiani si orientano per la spinosa questione del referendum:

    La Repubblica:
    CITAZIONE
    “le piattaforme soggette a referendum coprono meno dell'1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas. Se le riserve marine di petrolio venissero usate per coprire l'intero fabbisogno nazionale, durerebbero meno di due mesi”.

    Aggiunge anche che l’11,8% del petrolio e del gas viene prodotto in mare ed in terra.

    L’Espresso:
    CITAZIONE
    “Le trivelle entro le 12 miglia, infatti, nel 2015 hanno contribuito a soddisfare fra il 3 e il 4 per cento dei consumi di gas e l’1 per cento di quelli di petrolio”.

    Il Correre della Sera afferma che l’attività estrattiva incide per il 10% per il gas e per il 7% per il petrolio sul fabbisogno italiano.

    Il Ministero dello Sviluppo Economico conferma:
    CITAZIONE
    “Considerando tutto il petrolio presente sotto il mare italiano, questo sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 7 settimane. Le riserve di gas per appena 6 mesi”.

    Il Giornale:
    CITAZIONE
    “dai pozzi italiani nel 2014 si sono estratti 5,7 milioni di tonnellate di petrolio e 7,3 miliardi di metri cubi di gas naturale. Ovvero il 10,3 per cento del fabbisogno di petrolio e l'11,8 del consumo di gas del Paese. In questo modo risparmiamo ogni anno 4,5 miliardi di euro sulla bolletta energetica”.

    Parlando di costi Il Fatto Quotidiano:
    CITAZIONE
    “Per l’anno 2013 il totale versato dai petrolieri è stato di circa 420 milioni, di cui 195 milioni alle Regioni, di cui 1,5 milioni alla Sicilia, al netto delle concessioni a terra. E infine, per l’anno 2014 il totale versato dai petrolieri è stato di 372 milioni di euro, di cui 182 alle Regioni, di cui 1,5 milioni alla Sicilia, al netto delle concessioni a terra.”
    e chiarisce i dati percentuali così’ : “sinora percentuali irrisorie del fabbisogno nazionale di gas, 1%, e di petrolio, 2%”.

    ValigiaBlu:
    CITAZIONE
    “In realtà, come scrive Dario Faccini su Aspo Italia (Associazione per lo studio del piccolo per il petrolio), basandosi sui dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico, se il referendum passasse rinunceremmo al 17,6% della produzione nazionale di gas (pari al 2,1% dei consumi nel 2014) e al 9,1% della produzione nazionale di petrolio (pari allo 0,8% dei consumi nel 2014)”.


    Edited by il Fuochista - 8/4/2016, 18:26
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