"rivista a-periodica" scritta e diretta da studenti universitari.

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Terrorismo in sigle
di Rachele Pellegrini

Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

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Il test di medicina non l'ho capito
di Marco Ridolfi

quello che manca al numero chiuso per poterlo accettare

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L’OTTICA FILOSOFICA
Arte; reale finzione
o finzione reale?


Risposta alla denuncia di Platone

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RITRATTI
Semplicemente
"Il Boss"

Springsteen: il perdente fortunato
che ha conquistato l'America e il mondo

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PER ABITARE LE PAROLE
Noi estranei a noi stessi
"L'étranger" di Albert Camus
e la distanza dall'uomo moderno

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L’OTTICA FILOSOFICA
Fra Tarantino e Seneca
La coreografia della truculenza

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  1. Can I ?
    Breve resoconto dopo otto anni di presidenza Obama

    C’è qualcosa di meraviglioso e raccapricciante nell’epoca contemporanea, ci sono infinite possibilità, eppure si preferisce rimanere immobili: si ha paura del cambiamento ed il terrore della stabilità. La condizione postmoderna, così contraddittoria e sottile invade l’uomo nella sua interezza, nella sfera personale, relazionale e sociale, si riflette nella società, nella storia, nelle istituzioni. L’assetto politico mondiale è fra i più variegati mai visti, se ne vedono di tutti i colori fra estremismi, rivoluzioni dal basso, immobilismi, crisi economico-politiche. Barack Obama è l’ uomo chiave dei nostri tempi: si è confrontato con tutte le più svariate dinamiche internazionali della postmodernità, distinguendosi notevolmente dalle tipiche linee politiche statunitensi.

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    Last Post by Giulia Bernacchi il 1 July 2016
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  2. Bye bye UK!
    Il Regno Unito lascia l’Unione Europea per trovare più autonomia e prosperità. Potrebbe presto scoprire di aver intrapreso la strada verso la propria disintegrazione.

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    Il verdetto è giunto: il Regno Unito lascerà l’Unione Europea, questa è stata la scelta del 52% dei britannici in un voto dalla portata storica e che influenzerà non solo il futuro della Gran Bretagna ma anche quello dell'UE. Le prospettive per l'Europa sono due ed opposte: sicuramente nel breve periodo il risultato del referendum darà forza agli euroscettici, che spingeranno affinché negli altri paesi europei si segua l’esempio del Regno Unito. Al tempo stesso, l’uscita della Gran Bretagna dall’UE potrebbe scuotere le leadership europee dal loro torpore e spingerle a trovare delle soluzioni concrete per far fronte alla disaffezione che sempre più cittadini hanno per il progetto europeo, disaffezione dovuta soprattutto alle invise politiche economiche e alla gestione dell'immigrazione e della questione dei migranti.

    Dall’altra parte della Manica intanto, la maggioranza dei britannici pensa sotto sotto ai vecchi fasti di quando la Gran Bretagna era il centro pulsante di un impero.

    “This is our Indipendence Day!” esulta il leader dell’Ukip Nigel Farage, principale promotore del leave. Attorno a lui giovani sostenitori agitano delle bandierine britanniche con euforia. C’è chi festeggia indossando l’Union Jack a mo’ di mantello.

    Tuttavia, proprio il simbolo dell’unità britannica per eccellenza potrebbe essere una delle cose che nei prossimi anni i britannici dovranno lasciarsi alle spalle assieme all’Unione Europea.

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    Last Post by Alessandro Agnitti il 24 June 2016
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  3. Feel the Bern: come Sanders può cambiare il voto in America
    La candidatura di Hillary Clinton è ormai certa. Mai prima d’ora i democratici sono tuttavia usciti così divisi dalle primarie. Riuscirà Bernie Sanders a dare seguito ai successi riportati?

    Dopo mesi di accesi dibattiti e scambi d’accuse, il Partito Democratico pare aver trovato il proprio candidato: Hillary Clinton ha ottenuto l’ultima (scontata) vittoria nel cuore dell’establishment statunitense, Washington DC, non prima di aver raggiunto la quota 2.383 delegati necessari all’investitura ufficiale che si avrà con la convention democratica di luglio. Una nomination che alcuni mesi pareva certa, ma che ha trovato nel senatore del Vermont Bernie Sanders un avversario capace di mettere a repentaglio una candidatura che aveva ricevuto il sostegno del presidente uscente Obama e della quasi totalità del partito.

    Lo scontro e il confronto sono elementi insiti nel carattere di qualsiasi elezione primaria, tuttavia quella che ha visto sfidarsi la Clinton e Sanders è densa di implicazioni inedite nella tradizione politica statunitense che vale la pena comprendere (volendo estendere il nostro sguardo anche al campo repubblicano, possiamo ben affermare che queste elezioni presidenziali sono tra le più singolari degli ultimi anni).

    Prima di tutto Bernie Sanders si definisce un socialista democratico, fatto più unico che raro negli Stati Uniti che hanno conosciuto il maccartismo e hanno ancora viva la memoria della guerra fredda contro l’Unione Sovietica. Il fantasma del socialismo non pare tuttavia spaventare molti americani ormai: Sanders, che guarda a modelli come il New Deal di Roosevelt e le socialdemocrazie scandinave, ha fatto breccia soprattutto tra i giovani, le donne e le classi operaie bianche, ottenendo fino ad oggi quasi 13 milioni di voti, 4 milioni in meno rispetto a quelli della Clinton. Un risultato impensabile fino ad un anno fa, per un candidato socialista, senatore di uno stato che conta meno abitanti delle province di Pisa e Grosseto messe insieme, sconosciuto all’elettorato e che non può giocarsi in alcun modo la carta del “primo presidente…” su cui la propaganda democratica ha tanto insistito negli ultimi anni, da Obama, “primo presidente nero”, alla Clinton, “prima presidente donna”.

    L’inaspettata popolarità di Sanders ha costretto la Clinton, da sempre una liberal più o meno progressista a seconda dello spirito dei tempi, a spostare a sinistra i toni della propria campagna, contribuendo alla sempre più marcata polarizzazione di queste elezioni presidenziali.

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    Last Post by Alessandro Agnitti il 20 June 2016
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  4. Fake America Great Again
    Cos'è che ha spinto così tanti statunitensi a votare per Donald Trump? Egli rappresenta veramente il sogno repubblicano? Può The Donald diventare Presidente degli Stati Uniti?

    È passato esattamente un anno dal 16 giugno 2015, giorno in cui Donald Trump annunciò la sua candidatura alle primarie repubblicane. Allora quell’annunciò scatenò la gioia di comici e vignettisti, che avevano finalmente trovato il loro bersaglio. Uno dei primi sondaggi, realizzato da Real Clear Politics, assegnò a Trump il favore del 3,6 % degli elettori repubblicani. I vertici del GOP (Partito Repubblicano americano) vedevano di cattivo occhio la sua candidatura.

    Oggi The Donald non solo è il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, ma, con oltre 13 milioni di elettori, è il candidato che ottenuto più voti alle primarie nella storia del partito repubblicano. Che cos’è che ha spinto così tanti statunitensi, la maggior parte dei quali non vedevano di buon occhio la sua candidatura, a votare per lui? La sua dirompente “spontaneità”? la sua totale assenza di politically correct? Il suo programma radicale e rivoluzionario? Oppure il fatto che si sia, sin dall’inizio, presentato come candidato anti-establishment?

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    Last Post by Alessandro Marchetti il 16 June 2016
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  5. L'Universalità della Bellezza
    De gustibus non disputandum est?

    Il dibattito sulla bellezza non ha tempo. In ogni epoca gli uomini si sono sempre interrogati su cosa fosse bello e cosa non lo fosse, cercando dei principi per determinarlo; "sono più belle le tragedie di Eschilo o di Euripide?" si domandava Aristofane. "Era più bella Elena di Troia o Lucrezia Borgia?" si chiedevano i cortigiani rinascimentali."E' più bella l'armonia italiana o il contrappunto tedesco?" dibattevano Beethoven e Rossini. L'epoca contemporanea risolve la questione propendendo per una visione semplicisticamente soggetiva della bellezza. Oggetto della trattazione sarà dunque quello di dimostrare il contrario, portando esempi concreti, ed analizzando i problematici effetti nella realtà, nel caso in cui una visione soggettivistica della bellezza diventasse eccessivamente marcata.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 11 June 2016
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  6. Stati Uniti: Istruzioni per l'uso
    Una panoramica sulle istituzioni statunitensi, la loro storia e il loro funzionamento

    “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness
    The second paragraph of the United States Declaration of Independence

    Dopo la guerra fredda, l’equilibrio mondiale sembra un miraggio fanta-politico; l’idea di democrazia risulta provata; i sistemi istituzionali che cercano di realizzarla appaiono sempre più fragili. Si discute di Unione Europea; ci si divide sul suo futuro; ci si spacca fra chi sostiene un rafforzamento delle istituzioni comuni e chi delle autorità governative nazionali. In questo senso, le elezioni presidenziali Austriache risultano esemplari e il referendum britannico sarà l’evento che chiamerà direttamente dei cittadini a esprimersi sulla questione.

    Gli Stati Uniti, dal canto loro, fanno sentire ancora la propria influenza. Oggi meritano una particolare attenzione, non solo per le imminenti elezioni presidenziali ma anche per il suo funzionamento, il suo assetto istituzionale e le sue dinamiche interne. In un momento di crisi come questo, quindi, riflettere su quella che sembra una delle democrazie più solide del pianeta non pare fine a sé stesso.

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    Last Post by elenamodena il 8 June 2016
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  7. Eichmann o l'inconsistenza del male
    L’agghiacciante normalità del male ci ricorda che non è lontano da noi. E che forse non ha spessore.

    Il 31 maggio del 1962, Adolf Eichmann venne impiccato. Il coordinatore della “soluzione finale” del Terzo Reich scontava la pena decisa dopo il processo in Israele. Eichmann non era un personaggio importante nelle decisioni politiche della Germania Nazista, non aveva ruoli di spicco e mai aveva superato il grado di Tenente colonnello . Tuttavia si era impegnato perché il genocidio degli Ebrei avvenisse nella maniera più efficiente. Si è sempre sottolineata la sua normalità, il suo essere come gli altri, non un pazzo, non un “malvagio” in senso tradizionale. La sua linea di difesa era quella del semplice burocrate che aveva svolto il suo lavoro. Dimostrazione vivente di come la follia o le “motivazioni cattive” non siano il giusto modo di descrivere un operato simile. Significherebbe infatti confinare il nazionalsocialismo in un angolo oscuro della storia, eliminarlo come un corpo estraneo. Dimenticare la suggestiva immagine di Cuore di tenebra: l’uomo che, volendo rischiarare il buio con la propria luce, non scopre che un’oscurità ancor più nera. Perché il cuore di tenebra non è altro da noi, ma è in noi.

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    Last Post by Marco Ridolfi il 31 May 2016
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  8. Ho sempre desiderato andare al cinema da sola
    Nella colorata e vitale cornice del Lucca Film Festival si inserisce anche il concorso dei cortometraggi sperimentali, a cui ho avuto occasione di assistere nel corso seconda giornata dedicata all’ev

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    Prima di tutto, meglio far chiarezza, o almeno provarci, sul significato di cortometraggio sperimentale .

    Posto che per cortometraggio si intende un film la cui durata complessiva non superi i 15-30 minuti e di indipendenza propria, ovvero non da considerarsi come “fratello minore” o “surrogato” del cinema espresso dai lungometraggi, a cosa dobbiamo l’attributo di sperimentale ? Wikipedia non ci aiuta, una definizione precisa non esiste.

    La caratteristica sperimentale si trova a metà fra esperienza e esperimento. Primo, l’esperienza dell’autore: il cinema sperimentale è spesso associato all’autoproduzione e al principiare di una carriera artistica; secondo, l’esperienza trasmessa allo spettatore tramite un uso espressivo dei linguaggi cine-audio-visivi, la creazione di opere suggestive, che esplorano diverse atmosfere, spazio e tempo, realtà e immaginazione, opere estreme, senza limiti di tipo logico o narrativo. L’esperimento riguarda invece il prodotto finale, o meglio, il percorso per arrivare al prodotto finale, lo studio e l’attenzione dedicati all’immagine, addirittura manipolandola (direttamente sul campo o in post produzione), la stretta relazione che spesso intercorre con altre discipline quali musica, pittura, illustrazione.

    Nell’approccio al cinema sperimentale, un consiglio: siate pronti a tutto, a rimanere a bocca aperta come a non capire nulla.

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    Last Post by elenamodena il 25 May 2016
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  9. I nostri cari zombie
    Storia e simbologia di uno dei mostri più celebri dell'immaginario.

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    "Gli zombie siamo noi, arrivati al termine del ciclo della società di massa. Una moltitudine indistinta mossa da un solo impulso, quello di consumare la merce definitiva: l'umanità stessa."
    Giorgio Lavagna

    Se c'è un mostro che, nel corso della storia, è stato volgarizzato e abusato, è il lento, ottuso, affamato, grottesco zombie. Forse perché è anche quello che più si prestava ad essere divorato dalla cultura pop; se i suoi “cugini”, Dracula e la creatura di Frankenstein, sono nati da alcuni dei più importanti romanzi vittoriani, il povero zombie ha visto la luce nei più sgangherati drive-in degli Stati Uniti. Ma nell'arte mai niente è fatto per caso: e il papà degli undead, il regista statunitense George A. Romero, recentemente premiato al Lucca Film Festival, dando vita ai suoi non-morti, ha creato uno dei mostri più carichi di significato che la storia dell'immaginazione abbia conosciuto.

    Premessa: l'idea (così come la parola stessa) dello “zombie” ha origini molto più arcaiche ed esotiche di quanto si potrebbe immaginare, e per ritrovarle dobbiamo navigare fino a Haiti. Secondo gli abitanti dell'isola e il loro originale culto noto come voodoo (che unisce elementi del cristianesimo e dell'animismo africano, e che tutt'ora è religione di Stato della Repubblica di Haiti), uno stregone malvagio, o “bokor”, sarebbe in grado, grazie alla magia nera, di resuscitare i morti per renderli suoi servitori. Questo “mito” ha origine, come molti altri dello stesso genere, da una pratica reale, tipica nelle piantagioni dell'ex-colonia francese, dove a sventurate vittime veniva indotto, attraverso l'uso di droghe e stupefacenti, uno stato di morte apparente, per poi essere risvegliate in uno stato di demenza ed essere trasformate in schiavi.

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    Last Post by Giovanni Giannini il 8 May 2016
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  10. La (lunga ed incompleta) storia dei David di Donatello
    L’Oscar italiano in sessant’anni di cinema e d’Italia

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    L’Italia di sessant’anni fa si lascia alle spalle un ventennio di dittatura, un conflitto mondiale, una guerra sociale e civile. Di fronte, molti progetti da realizzare in un paese da ricostruire. Sono gli anni in cui l’ingegnere Pier Luigi Nervi e l’architetto Gio Ponti lavorano al Pirellone di Milano. Gli anni in cui si aprono i lavori per l’autostrada del Sole. A Roma, intanto, si pensa a riallacciare rapporti culturali internazionali in un vecchio scantinato vicino a via Veneto. All’Open Gate Club, infatti, si accolgono stranieri – soprattutto Americani – intrattenendoli con proiezioni dei migliori film in circolazione. È qui che inizia la storia dei David di Donatello.

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    Last Post by Marco Ridolfi il 29 April 2016
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