1. L'Universalità della Bellezza
    De gustibus non disputandum est?

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    l'ottica filosofica
    By Tommaso Ghezzani il 11 June 2016
     
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    Il dibattito sulla bellezza non ha tempo. In ogni epoca gli uomini si sono sempre interrogati su cosa fosse bello e cosa non lo fosse, cercando dei principi per determinarlo; "sono più belle le tragedie di Eschilo o di Euripide?" si domandava Aristofane. "Era più bella Elena di Troia o Lucrezia Borgia?" si chiedevano i cortigiani rinascimentali."E' più bella l'armonia italiana o il contrappunto tedesco?" dibattevano Beethoven e Rossini. L'epoca contemporanea risolve la questione propendendo per una visione semplicisticamente soggetiva della bellezza. Oggetto della trattazione sarà dunque quello di dimostrare il contrario, portando esempi concreti, ed analizzando i problematici effetti nella realtà, nel caso in cui una visione soggettivistica della bellezza diventasse eccessivamente marcata.

    BELLEZZA COME CARATTERISTICA MENTALE


    Senza il bisogno di andare contro la tradizione empirista, possiamo tranquillamente ammettere che la bellezza esista solo nella mente di chi la contempla, e non nell'oggetto in sé, che esteticamente è neutro. Tuttavia, questa considerazione, presa nel verso sbagliato potrebbe indurci a credere che la bellezza sia puramente soggettiva; perchè mai – si potrebbe dire – se la bellezza non è nella realtà ma nella mente dei singoli osservatori, qualcuno dovrebbe ritenere i propri giudizi estetici più autorevoli degli altri? In questa argomentazione vi è in realtà una falla: è giusto affermare infatti che ogni uomo sia unico e diverso dagli altri, essendo ogni essere umano determinato da diversi fattori contingenti (famiglia, periodo storico ecc...) ma non si può dire altrettanto dei mezzi conoscitivi umani. Come dice Kant, nella Critica della Ragion Pura, le strutture conoscitive degli uomini sani, sono uguali per tutti gli individui, di conseguenza, avendo la bellezza una connotazione mentale, gli esseri umani non possono che percepire la bellezza nello stesso modo.

    L'ERRORE DEL SOGGETTIVISMO


    Si potrebbe negare l'universalità della bellezza facendo riferimento ai vari esempi di dispute
    artistiche avvenute nella storia; se la bellezza fosse universale, che cosa avrebbe spinto Leonardo a criticare aspramente gli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina? Perché mai Leopardi dovrebbe essere disgustato dai versi barocchi di Marino, che solo due secoli prima erano stati elogiati dall'elites culturale europea? In verità questi esempi non rappresentano una prova del soggettivismo della bellezza, essi mostrano solo delle preferenze personali, erroneamente interpretate come diverse percezioni della bellezza. Se ad esempio ad un ente X non piacciono i fiori, sicuramente non dirà mai che le Ninfee di Monet siano il suo quadro preferito ma allo stesso tempo, nonostante il quadro non rientri fra le sue preferenze, non potrà negarne l'oggettiva bellezza. Non a caso sono famosi gli elogi del cupo Wagner, verso lo spensierato Rossini e gli apprezzamenti del romantico Gericault, verso le forme neoclassiche di Ingres. Nonostante questi artisti fossero mossi da principi diametralmente opposti non esitarono a riconoscere la bellezza oggettiva nelle opere dei loro avversari.

    SOGGETTIVISMO COME MORTE DELL'ARTE


    Se partissimo dal presupposto che la bellezza sia puramente soggettiva; questo costituirebbe la rovina per ogni manifestazione artistica. Infatti, appellandoci alla Critica del giudizio di Kant ed alla Aestheticha di Baumgarten, ogni prodotto artistico, per essere definito tale, deve avere come unico fine la bellezza; di conseguenza, se la bellezza fosse soggettiva, sarebbe impossibile formulare dei giudizi artistici dotati di universalità; ogni giudizio artistico diventerebbe soggettivo. Se i giudizi artistici fossero dunque soggettivi, con quale autorità un critico potrebbe anteporre la bellezza della Pietà di Michelangelo alla "bellezza" di un cumulo di pietre radunato da un bambino? Cosa impedirebbe ad un imbrattatele di paragonarsi a Caravaggio? Se la bellezza fosse soggettiva nessuno potrebbe azzardarsi a dire che cosa sia effettivamente un prodotto artistico e che cosa non lo sia, di conseguenza l'arte come disciplina non avrebbe senso di esistere.

    CONCLUDENDO


    Avendo dunque appurato che la valenza mentale della bellezza non la rende soggettiva ma universale, essendo stato chiarito che giudizi opposti su ciò che viene reputato bello, sono determinati dalle preferenze personali dei soggetti percipienti e non da una diversa percezione della bellezza; è possibile affermare che la bellezza sia universale. Grazie proprio all'universalità della bellezza, nonostante i radicali mutamenti dei valori e del modo di guardare alla realtà, che caratterizza l'evolversi del mondo, possiamo ancora oggi trasumanare insieme a Winckelmann, osservando le linee sinuose dell'Apollo di Belvedere o leggendo un'ode di Saffo.



    Tommaso Ghezzani
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