"rivista a-periodica" scritta e diretta da studenti universitari.

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Terrorismo in sigle
di Rachele Pellegrini

Al-Qaeda, Daesh, Aqi, Isi, Isis, Isil, e Is. Una realtà monolitica o eterogenea? Che differenza c'è?

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Il test di medicina non l'ho capito
di Marco Ridolfi

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L’OTTICA FILOSOFICA
Arte; reale finzione
o finzione reale?


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Noi estranei a noi stessi
"L'étranger" di Albert Camus
e la distanza dall'uomo moderno

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L’OTTICA FILOSOFICA
Fra Tarantino e Seneca
La coreografia della truculenza

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  1. Bicameralismo nel mondo: dove, come e perché
    Quanto contano i contesti storici, politici e culturali nella scelta di un assetto istituzionale?

    Il 4 dicembre i cittadini italiani saranno chiamati al voto per esprimere il loro parere riguardante la riforma che andrà a toccare molteplici articoli della Costituzione del nostro Paese. Fra gli argomenti politicamente più rilevanti, su cui Governo e opposizione fanno leva per spingere gli elettori ad esprimere un certo voto, vi è sicuramente quello dell’”abolizione del Senato”. Questa espressione è senza dubbio estremamente fuorviante; vero è però che, nel caso di esito positivo auspicato dal Presidente del Consiglio Renzi, il bicameralismo perfetto sarà superato.

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    Last Post by Federico Lunardi il 23 Oct. 2016
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  2. Conosciamo la Riforma Costituzionale
    Referendum costituzionale 2016: cosa dice il testo di legge su cui siamo chiamati a votare? Dal bicameralismo differenziato alle modifiche del Titolo V, ecco gli ambiti d’intervento della riforma

    Il referendum costituzionale del 2016, accantonate le polemiche per la mancata candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, è tornato al centro della discussione politica. Tra appelli a votare SI o NO, promesse elettorali (come se fossimo prossimi alle elezioni politiche e non ad un referendum) e nette presi di posizione, il rischio è quello di perdere di vista quale sia il vero fulcro della discussione: il referendum e la riforma costituzionale che dovrà essere approvata o respinta. Per quanto riguarda il referendum in sé, esso sta cominciando a prendere forma solo in questi giorni: è stata scelta la data, il 4 dicembre 2016 ed è stata presentata la scheda sulla quale gli elettori dovranno apporre il fatidico tratto di matita. Ed è subito scoppiata la polemica. Il quesito presente sulla scheda recita infatti:
    CITAZIONE
    “Approvate il testo della legge costituzionale concernente "disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione", approvato dal parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?"

    Il contenuto, ovviamente, non è illegittimo: sono infatti indicati il titolo della legge costituzionale da sottoporre a referendum e gli estremi della pubblicazione in Gazzetta ufficiale. In molti, però, vi hanno letto una sorta di spot a favore del SI, essendo elencati solo alcuni aspetti della riforma, quelli positivi e maggiormente in grado di fare leva sull’opinione pubblica. La differenza tra questo quesito e quelli dei precedenti referendum costituzionali (2001 e 2006), certamente meno propagandistici e più “oscuri”, sta nel titolo della legge costituzionale. Dunque, il momento migliore per sollevare dubbi era la discussione parlamentare della riforma, conclusasi nell’aprile 2016, durante la quale il titolo della legge poteva essere emendato. Cosa che non risulta che sia avvenuta. Dunque per non cadere nei tranelli di un quesito che a molti appare capzioso, è fondamentale approfondire quali sono i principali ambiti d’intervento della riforma, analizzando eventuali ricadute positive e negative.

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  3. La Costituzione Italiana, 68 anni dopo
    Cosa cambia con la riforma? Qual è il progetto politico alle sue spalle? C’è veramente bisogno di una riforma costituzionale? Editoriale di introduzione al nostro dossier sulla riforma

    L’Italia, prima della fine dell’anno, si troverà di fronte ad una delle più importanti chiamate alle urne della sua storia, il referendum sulla riforma costituzionale “Renzi-Boschi” . La data non è stata ancora stabilita: “Si vota tra fine novembre e inizio dicembre”, ha detto il Ministro Maria Elena Boschi, uno dei promotori della riforma. In ogni caso, si tratta di un voto destinato a cambiare profondamente l’andamento politico del paese. Il grande numero di articoli toccati (47 su 139) e la profonda modifica dell’assetto istituzionale che ne deriverebbe rendono questo referendum costituzionale un vero e proprio voto sul futuro della Repubblica. Come quello proposto nel 2006 (e respinto dal 61,29 % dei votanti), numerosi sono gli ambiti d’intervento della riforma. Abolizione del bicameralismo perfetto e passaggio ad un bicameralismo differenziato in cui una camera (l’attuale Senato) diverrebbe rappresentativa delle istituzioni territoriali. Riforma del procedimento legislativo con divisione delle leggi in bicamerali, monocamerali e monocamerali con intervento del Senato, con introduzione dei procedimenti “a data certa”. Abolizione delle Province e modifica del riparto delle competenze tra Stato e Regioni. A questi ambiti se ne devono aggiungere altri non di secondaria importanza. Tutti questi aspetti saranno oggetto di un unico quesito. Sarà perciò fondamentale un’opera di attenta ponderazione dei diversi ambiti che verranno modificati.

    Certamente aver racchiuso l’intera proposta di riforma in un quesito unico, decisione oggetto di un accesso dibattito che ha coinvolto politici e accademici, è tutt’altro che frutto di una scelta casuale. È invece la chiara dimostrazione di come questo referendum faccia parte di un programma politico molto più ampio. Un programma sul quale l’attuale esecutivo ha scommesso fortemente, a tal punto che il Presidente del Consiglio Renzi aveva, almeno in un primo momento, legato le sorti del suo governo al risultato della consultazione. Tale programma include anche la nuova legge elettorale, il c.d. Italicum, che è entrato in vigore per la sola Camera dei Deputati, scommettendo sull’esito positivo del referendum che porterebbe all’abolizione dell’elezione diretta del Senato. E lo stretto collegamento tra legge elettorale e riforma costituzionale dovrà essere oggetto di un’approfondita riflessione.

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    Last Post by il Fuochista il 13 Sep. 2016
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  4. Agli Stati Uniti serve un Oki (se non un antibiotico)
    Ingerenze degli oligarchi, centralità dei lobbisti e strapotere delle grandi famiglie: la politica statunitense sempre più oligarchica e meno democratica. Un potenziale pericolo per tutto il sistema.

    Gli Stati Uniti hanno sempre avuto un rapporto complicato con il concetto di democrazia. Tradizionalmente considerato il paese democratico per eccellenza, in realtà ne è endemicamente refrattario. Ai padri fondatori la parola suonava così male che non la inserirono nemmeno nella Costituzione. Troppo vicina all’idea di una dittatura popolare per trovare spazio nelle istituzioni della neonata repubblica. Le volatili decisioni di una maggioranza incolta erano infatti temute quanto l’assolutismo di un monarca. La ricetta statunitense prevedeva invece una forte idea elitista: coloro che si occupavano di politica dovevano essere pochissimi illuminati, a distanza di sicurezza dal popolo e dalle sue pericolose decisioni. Da qui la centralità del Congresso ed il limitato potere del Presidente, aggrovigliato in una intricata matassa di veti e bilanciamenti che evitano la tirannia. Oggi tuttavia si palesano i pericoli della gestione di una ristretta élite. I framers non videro che dietro la loro costruzione poteva celarsi il germe del suo stesso dissolvimento.

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    Last Post by Marco Ridolfi il 26 July 2016
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  5. TTIP per chi ancora non mi conoscesse
    America e Europa per la "Transatlantic Trade and Investment Partnership"

    Nel giugno 2013, il presidente degli Stati Uniti d’America Obama, il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy e il presidente della Commissione Europea Barroso, annunciavano che Stati Uniti e Unione Europea avrebbero lavorato ad una serie di possibili negoziati riguardanti il commercio oltreoceano e alla proposta di una ridefinizione dell’impresa collettiva di investimenti tra le due potenze coinvolte. Di questi ed altri progetti negli ultimi mesi abbiamo sentito parlare sotto il nome di TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), soprattutto a causa delle voci contrarie e perplesse alzatesi da molte piazze europee.

    Il TTIP, per chi ancora non lo conoscesse, intende essere un ambizioso e vasto accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la nostra Unione, che espanda in modo significativo le relazioni di scambio e investimento già esistenti, incrementi la crescita economica, offra nuovi posti di lavoro e porti a livelli ancora più alti la competitività internazionale. Così ad oggi la trattiva, se venisse firmata da ognuno dei paesi che aderiscono all'Unione Europea, sarebbe pronta per essere conclusa dalla Commissione in accordo con gli Stati Uniti e ratificata successivamente da ognuno degli stati membri.

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    Last Post by Rachele Pellegrini il 20 July 2016
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  6. American Way of Study
    Prospettiva sui college statunitensi: tra élite e politica

    Il mondo è governato da circa trecento famiglie i cui membri si conoscono più o meno tutti fra di loro.
    Walther Rathenau

    L'archetipo dei college statunitensi è ormai entrato nel nostro immaginario comune, pur essendo un modello così diverso dalle università europee. Film divenuti ormai di culto, dallo storico Animal House al demenziale American Pie, danno anche a noi un'immagine più o meno distorta di questa istituzione educativa che ha accompagnato la nazione a stelle e strisce sin dalla sua fondazione. Ma dietro confraternite, gare di sbronza e folli quanto divertenti riti d'iniziazione si nasconde una realtà ben più seria e importante, che merita di essere approfondita.

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    Last Post by Giovanni Giannini il 12 July 2016
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  7. Costituzione USA
    Tra Illuminismo e Classicismo

    Parlando di Costituzione degli Stati Uniti di America sorge spontaneo pensare ai numerosi dibattiti che da sempre vi gravitano sopra. Gran parte degli americani lo vede quasi come un documento di origini divine ed ormai si fa fatica a tenere il conto delle discussioni insorte ogni volta che si è prospettata l'esigenza di porvi dei cambiamenti. Di fatto, in tutto il mondo, è la costituzione più antica ancora in vigore e come mostrano i costani sondaggi, a livello popolare il consenso che riscuote mantiene vette considerabilissime. Potremmo interrogarci a lungo su quale sia il segreto di questa longevità e sicuramente l'approccio fondamentale, per capire la costituzione, non può essere che quello di sondare il retroterra filosofico-culturale in cui si contestualizza.

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    Last Post by Tommaso Ghezzani il 6 July 2016
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  8. Feel the Bern: come Sanders può cambiare il voto in America
    La candidatura di Hillary Clinton è ormai certa. Mai prima d’ora i democratici sono tuttavia usciti così divisi dalle primarie. Riuscirà Bernie Sanders a dare seguito ai successi riportati?

    Dopo mesi di accesi dibattiti e scambi d’accuse, il Partito Democratico pare aver trovato il proprio candidato: Hillary Clinton ha ottenuto l’ultima (scontata) vittoria nel cuore dell’establishment statunitense, Washington DC, non prima di aver raggiunto la quota 2.383 delegati necessari all’investitura ufficiale che si avrà con la convention democratica di luglio. Una nomination che alcuni mesi pareva certa, ma che ha trovato nel senatore del Vermont Bernie Sanders un avversario capace di mettere a repentaglio una candidatura che aveva ricevuto il sostegno del presidente uscente Obama e della quasi totalità del partito.

    Lo scontro e il confronto sono elementi insiti nel carattere di qualsiasi elezione primaria, tuttavia quella che ha visto sfidarsi la Clinton e Sanders è densa di implicazioni inedite nella tradizione politica statunitense che vale la pena comprendere (volendo estendere il nostro sguardo anche al campo repubblicano, possiamo ben affermare che queste elezioni presidenziali sono tra le più singolari degli ultimi anni).

    Prima di tutto Bernie Sanders si definisce un socialista democratico, fatto più unico che raro negli Stati Uniti che hanno conosciuto il maccartismo e hanno ancora viva la memoria della guerra fredda contro l’Unione Sovietica. Il fantasma del socialismo non pare tuttavia spaventare molti americani ormai: Sanders, che guarda a modelli come il New Deal di Roosevelt e le socialdemocrazie scandinave, ha fatto breccia soprattutto tra i giovani, le donne e le classi operaie bianche, ottenendo fino ad oggi quasi 13 milioni di voti, 4 milioni in meno rispetto a quelli della Clinton. Un risultato impensabile fino ad un anno fa, per un candidato socialista, senatore di uno stato che conta meno abitanti delle province di Pisa e Grosseto messe insieme, sconosciuto all’elettorato e che non può giocarsi in alcun modo la carta del “primo presidente…” su cui la propaganda democratica ha tanto insistito negli ultimi anni, da Obama, “primo presidente nero”, alla Clinton, “prima presidente donna”.

    L’inaspettata popolarità di Sanders ha costretto la Clinton, da sempre una liberal più o meno progressista a seconda dello spirito dei tempi, a spostare a sinistra i toni della propria campagna, contribuendo alla sempre più marcata polarizzazione di queste elezioni presidenziali.

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    Last Post by Alessandro Agnitti il 20 June 2016
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  9. Fake America Great Again
    Cos'è che ha spinto così tanti statunitensi a votare per Donald Trump? Egli rappresenta veramente il sogno repubblicano? Può The Donald diventare Presidente degli Stati Uniti?

    È passato esattamente un anno dal 16 giugno 2015, giorno in cui Donald Trump annunciò la sua candidatura alle primarie repubblicane. Allora quell’annunciò scatenò la gioia di comici e vignettisti, che avevano finalmente trovato il loro bersaglio. Uno dei primi sondaggi, realizzato da Real Clear Politics, assegnò a Trump il favore del 3,6 % degli elettori repubblicani. I vertici del GOP (Partito Repubblicano americano) vedevano di cattivo occhio la sua candidatura.

    Oggi The Donald non solo è il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, ma, con oltre 13 milioni di elettori, è il candidato che ottenuto più voti alle primarie nella storia del partito repubblicano. Che cos’è che ha spinto così tanti statunitensi, la maggior parte dei quali non vedevano di buon occhio la sua candidatura, a votare per lui? La sua dirompente “spontaneità”? la sua totale assenza di politically correct? Il suo programma radicale e rivoluzionario? Oppure il fatto che si sia, sin dall’inizio, presentato come candidato anti-establishment?

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    Last Post by Alessandro Marchetti il 16 June 2016
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  10. Stati Uniti: Istruzioni per l'uso
    Una panoramica sulle istituzioni statunitensi, la loro storia e il loro funzionamento

    “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness
    The second paragraph of the United States Declaration of Independence

    Dopo la guerra fredda, l’equilibrio mondiale sembra un miraggio fanta-politico; l’idea di democrazia risulta provata; i sistemi istituzionali che cercano di realizzarla appaiono sempre più fragili. Si discute di Unione Europea; ci si divide sul suo futuro; ci si spacca fra chi sostiene un rafforzamento delle istituzioni comuni e chi delle autorità governative nazionali. In questo senso, le elezioni presidenziali Austriache risultano esemplari e il referendum britannico sarà l’evento che chiamerà direttamente dei cittadini a esprimersi sulla questione.

    Gli Stati Uniti, dal canto loro, fanno sentire ancora la propria influenza. Oggi meritano una particolare attenzione, non solo per le imminenti elezioni presidenziali ma anche per il suo funzionamento, il suo assetto istituzionale e le sue dinamiche interne. In un momento di crisi come questo, quindi, riflettere su quella che sembra una delle democrazie più solide del pianeta non pare fine a sé stesso.

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    Last Post by elenamodena il 8 June 2016
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