1. Quando la rivoluzione si tinse di rosa (o di nero)
    Per l’anniversario della morte di Guido Crepax, ricordiamo una delle sue donne più famose.

     
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    Introversa, libertina e spregiudicata sono i primi aggettivi con cui possiamo definirla. La si ricorda giovane, sensuale, di bell’aspetto, con quell’inconfondibile caschetto corvino alla Louise Brooks. Rivive continuamente per le sue vicissitudini giovanili, ma il tempo è passato anche per lei. Sulla sua carta di identità si legge come data di nascita il 25 Dicembre 1942. Fotografa di professione ma soprattutto protagonista di storie surreali, è attiva nella Milano altolocata della seconda metà degli anni ’60. Nei salotti dove giornalisti, architetti e intellettuali, seduti comodamente su poltrone di Joe Colombo, discutono di letteratura ed arte. Dove le signore, con abiti disegnati da Paco Rabanne o confezionati da Lancetti, parlano dei medesimi argomenti e di psicanalisi. Lei, figlia di questi ambienti, è tuttavia una donna aperta, dedita a svariate relazioni, occasionali ed extraconiugali; libera e spontanea nel mostrare sé stessa e le proprie perversioni; disinibita a tal punto da spogliarsi di fronte ad uno sconosciuto. Alle femministe non è mai piaciuta, ma di femminismo lei parla indirettamente più di altri. Il suo cognome è Rosselli, di nome fa Valentina: è il personaggio a fumetti di Guido Crepax.

    Sebbene si tratti di un personaggio di fantasia, Valentina è quanto mai viva, moderna e radicata nella cultura anni ‘70. Una figura rivoluzionaria. D’altronde è un periodo ricco di cambiamenti quello in cui vede la luce: in America muove i primi passi il movimento Underground; in Francia autori come Forest sdoganano l’eros a fumetti grazie ad eroine culto come Barbarella. In Italia nasce Linus, una rivista critica sul fumetto, che si fa forte degli interventi di intellettuali come Umberto Eco e Elio Vittorini. Si rivoluziona il pubblico dei lettori, fino ad allora esclusivamente adolescenti, e si aprono le porte a lavori più maturi e complessi degli autori. Fra questi c’è Crepax.

    È il maggio 1965 quando Valentina appare per la prima volta, sul secondo numero di Linus. Fin da subito si capisce che c’è qualcosa di diverso: al di là dei richiami al fumetto nero, alla Diabolik, il focus vira verso l’analisi dell’inconscio, in particolare della figura femminile. L’intreccio delle storie progressivamente si impoverisce e la narrazione si concentra su ricordi e sogni a tinte erotiche. Crepax sperimenta linguaggi, monta le vignette come mai prima; trasforma l’eros in un gioco intellettuale al pari di riferimenti e citazioni colte. Un erotismo lontano da quello volgare dei giornaletti pornografici di quegli anni: in questi ben presto si metteva in scena la gratuità di ciò che contava, cioè il sesso. L’eros di Valentina è, invece, il leitmotiv che unifica le storie, il mezzo, non il fine, con il quale si giustifica il ripiegamento su sé stessa della protagonista. Leggere significa infatti penetrare in un’atmosfera onirica e delirante, in cui si sovrappongono spesso i piani della realtà e quello del sogno, del presente e del passato, in uno stato ibrido dove è difficile operare una separazione. Crepax è narratore di sogni perversi ed incubi erotici, paure notturne ed ossessioni fantastiche che collidono con la dimensione cittadina e borghese nella quale è immersa la fotografa. È un turbamento continuo, in cui l’erotismo si accompagna a oscure pulsioni di morte. Quasi a dire che la liberazione sessuale non è gioiosa né giocosa. Certamente invitante ed attraente, ma anche un gioco, a cui non ci si può sottrarre, di pericolo e dolore.

    Ma Valentina è rivoluzionaria anche perché capace di ribaltare completamente i ruoli maschili e femminili, fino a generare un progressivo distaccamento, da lei e dalle storie, della figura maschile. Nella sua prima apparizione, la protagonista non è Valentina bensì il critico d’arte Philip Rembrandt, alias Neutron, anomalo supereroe e suo futuro marito. Tuttavia poi, Phil perde progressivamente importanza nell’economia delle storie e come partner; al contrario Valentina acquista sempre più rilevanza: è lei la protagonista indiscussa, lei quella col lavoro più redditizio, lei che ha il ruolo preminente nelle relazioni, che seduce e conquista gli uomini, che decide quando troncare. Ma è anche il personaggio più problematico, schiava anzitutto dei suoi dubbi e delle sue ossessioni. La figura maschile invece si delinea per contrasto: appare come il contrario della protagonista, come un semplice manichino, il cui potere decisionale e la forza vitale sembrano molto limitati. In definitiva le donne hanno un ruolo centrale e anche le relazioni fra le stesse sono indagate con interesse. In diverse storie, ad esempio, Valentina si fronteggia nei suoi sogni con una strega di nome Baba Yaga che spesso la umilia o si prende gioco di lei in fantasie feticiste. Situazioni che rivelano un rapporto morboso, a metà fra rivalità ed attrazione. Ciò significa rompere il tabù intorno al rapporto donna-donna, il quale annulla e allontana, proprio come si è detto, l’importanza della figura maschile nell’ambito dei rapporti sentimentali.

    Una donna complessa la signora Rosselli, insomma. Una straordinaria testimone di un periodo di cambiamenti e figlia di un autore che di cambiamenti è stato artefice, rivoluzionando il modo di fare e di intendere il fumetto.



    * originariamente pubblicato sul giornale scolastico dell'ISI N. Machiavelli di Lucca (VI - Marzo/Aprile 2015)
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