Prima di tutto, meglio far chiarezza, o almeno provarci, sul significato di
cortometraggio sperimentale .
Posto che per
cortometraggio si intende un film la cui durata complessiva non superi i 15-30 minuti e di indipendenza propria, ovvero non da considerarsi come “fratello minore” o “surrogato” del cinema espresso dai lungometraggi, a cosa dobbiamo l’attributo di
sperimentale ? Wikipedia non ci aiuta, una definizione precisa non esiste.
La caratteristica sperimentale si trova a metà fra
esperienza e
esperimento. Primo, l’esperienza dell’autore: il cinema sperimentale è spesso associato all’autoproduzione e al principiare di una carriera artistica; secondo, l’esperienza trasmessa allo spettatore tramite un uso espressivo dei linguaggi cine-audio-visivi, la creazione di opere suggestive, che esplorano diverse atmosfere, spazio e tempo, realtà e immaginazione, opere estreme, senza limiti di tipo logico o narrativo. L’esperimento riguarda invece il prodotto finale, o meglio, il percorso per arrivare al prodotto finale, lo studio e l’attenzione dedicati all’immagine, addirittura manipolandola (direttamente sul campo o in post produzione), la stretta relazione che spesso intercorre con altre discipline quali musica, pittura, illustrazione.
Nell’approccio al cinema sperimentale, un consiglio:
siate pronti a tutto, a rimanere a bocca aperta come a non capire nulla.
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