1. One Nation Under God
    Tra padri fondatori e nuova terra promessa: quando la religione viene messa al servizio della politica.

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    By Giovanni Giannini il 27 July 2016
     
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    Un concetto chiave dell'illuminismo (e della massoneria) , spesso non sufficientemente ricordato nei libri di storia e di filosofia, consiste nella convinzione dei philosophes che uno Stato non possa sopravvivere senza una religione che unifichi i cittadini sotto un'unica credenza contribuendo a forgiarne la moralità; concetto che Rousseau, nel suo Contratto sociale, si preoccupa costantemente di ricordare, arrivando a condannare l'ateismo come un delitto di altro tradimento contro il popolo. Nella concezione di questi intellettuali non si trattava di identificare una delle chiese storiche come una religione di stato, ma di educare i cittadini al rispetto di quell'“Essere Supremo”, Architetto Divino, che guida le sorti dell'umanità verso un perpetuo progresso attraverso la sua onnipotente provvidenza.

    I padri fondatori degli Stati Uniti d'America, formatisi attraverso il pensiero illuminista nato in Francia, e quasi tutti facenti parte della massoneria, avevano ben chiari questi principi, e non mancarono di realizzarli nella creazione della nuova repubblica. Per religione civile americana (per come la descrive, tra gli altri, lo storico italiano Emilio Gentile) si intende l'insieme di riti, simboli e parole d'ordine che, nel corso della storia degli USA, ha contribuito a creare, nell'immaginario comune statunitense, un vero e proprio “culto della nazione”, della sua storia e delle sue idee fondanti, che non va a sostituirsi a nessuna delle religioni storiche, ma anzi si integra con esse: basti pensare che il giuramento di un neoeletto presidente viene pronunciato sulla Bibbia, e che in quasi tutte le chiese di tutte le confessioni cristiane è sempre presente, accanto al Crocifisso, la stars-and-stripes.

    Già i padri fondatori contribuirono, con la loro retorica, a costruire questa religione civile. Gli Stati Uniti erano, similmente a Israele, la nuova nazione voluta da Dio che avrebbe prosperato sotto la Sua provvidenza nei secoli a venire, e che avrebbe contribuito a diffondere i valori di libertà, uguaglianza e felicità dell'individuo nel mondo. I parallelismi con il popolo di Dio descritto nell'Antico Testamento non si contavano nei discorsi epidittici dei primi presidenti: come Israele, gli Stati Uniti avevano i loro profeti (i padri pellegrini), avevano ottenuto la libertà da un popolo oppressore guidato da un monarca tirannico simile all'Egitto dei faraoni (il Regno Unito) sotto la guida di un leader carismatico novello Mosè (George Washington). Proprio Washington DC, la capitale, come una nuova Gerusalemme, ne opsitò il luogo di culto per eccellenza: la Washington National Cathedral, concepita per essere il massimo tempio del culto, adibito per svolgere cerimonie pubbliche, non legata ad alcuna precisa confessione cristiana. La religione civile americana ebbe anche i suoi martiri, coloro che furono uccisi nella difesa dei sacri valori fondanti della nazione: Abramo Lincoln, John Fitzgerald Kennedy, Martin Luther King. Ci fu anche chi volle vedere anche una sorta di “S. Trinità americana” nella triade Washington-Lincoln-Kennedy: il primo visto come padre della nazione; il secondo come il figlio che si è sacrificato per purificarne i peccati, assassinato il 15 aprile 1865, un venerdì santo; e il terzo come l'incarnazione dello Spirito Santo (il corpo del cattolico Kennedy, anch'egli morto in un attentato, fu cremato dopo la sua morte, evento che in molti richiamò la simbologia biblica del fuoco). Non mancano, come in ogni religione che si rispetti, le feste consacrate: il Memorial Day, l'ultimo lunedì di maggio, in onore delle vittime di guerra; il 4 luglio, festa dell'indipendenza; il Giorno del Ringraziamento, il quarto giovedì di novembre, che festeggia l'arrivo dei padri pellegrini nel Nuovo Mondo.

    La religione civile americana, inizialmente volta a favorire l'unificazione di tutti i cittadini sotto un'unica ideologia indipendentemente dalla confessione o dalla terra di origine, divenne in seguito strumento per giustificare l'espansionismo imperialista statunitense. Lo storico William Jackson Turner, nelle sue lezioni, si preoccupava spesso di sottolineare come la colonizzazione di nuovi territori a ovest, compiuta a scapito dei nativi “pagani”, fosse un segno del divino “destino manifesto”: Dio aveva creato quelle fertili e prospere regioni perché fossero abitate dal suo popolo eletto, ma nel mentre vi aveva provvisoriamente fatto sorgere delle tribù di selvaggi “sotto-uomini”, che, come osservò sconsolatamente Alexis de Tocqueville, “abitavano la terra, ma non la possedevano”. Il nuovo popolo di Israele, ormai consolidatosi, perdeva il carattere di libera nazione aperta a tutti coloro che fuggivano dall'oppressione, per assumere sempre più i caratteri della classe dirigente wasp (acronimo per white-anglosaxon-protestant, bianco, anglosassone e protestante), destinata ad espandersi e rafforzarsi sempre più secondo il volere di Dio. Il millenarismo protestante ha a sua volta giocato un ruolo fondamentale nella concezione che gli statunitensi hanno avuto di sé e del proprio ruolo nella storia, percependosi come le forze del Signore destinate a liberare l'umanità dall'Anticristo e dall'Impero del Male, identificati di volta in volta con la Germania nazista, l'URSS o il mondo islamico; si vedano in proposito le orazioni di Roosevelt, Reagan, e, soprattutto, Bush Junior, che, con i forti toni da predicatore che assunse dopo l'11 settembre, arrivò a scandalizzare Giovanni Paolo II.

    La religione civile americana è un concetto chiave per comprendere adeguatamente gli Stati Uniti e, in particolare, la concezione che hanno di se stessi e della propria storia. C'è una continua tensione, nella storia di questa giovane nazione, tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere: tra la spesso prosaica realtà della sua storia e il lirismo di cui essa viene circondata; tra l'affanno per il mantenimento di un impero che crolla e la fede in un sempiterno destino manifesto; tra le ambiguità del razzismo e della crisi e un'idilliaca autorappresentazione di una nuova terra promessa.

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    Edited by il Fuochista - 2/8/2016, 15:10
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