1. L'autenticità della copia
    Risposta filosofica ai falsi artistici

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    l'ottica filosofica
    By Tommaso Ghezzani il 23 Mar. 2016
     
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    Dalla Grecia Classica fino ai nostri giorni una preoccupazione ha sempre occupato la mente a chi si occupa di critica artistica: "L'opera che sto contemplando è autentica o si tratta solo della perizia di un falsario?". Se ad esempio un antichista, analizzando una scultura di Fidia o Mirone appena ritrovata dovesse scoprire che in realtà si tratta di una raffinata imitazione moderna (e la storia abbonda di questi casi), è certo che egli guarderà con ribrezzo e disprezzo ciò che prima destava in lui la più autentica meraviglia. Ma da un punto di vista specificamente estetico, questo disprezzo è davvero giustificato? Per rispondere consapevolmente a questa domanda è necessario spogliarci dei pregiudizi e rivedere i concetti a cui facciamo ormai passivamente riferimento.

    Per poter esprimere un giudizio sul valore di questa categoria, chiamata autenticità, in ambito artistico, è prima di tutto fondamentale capire che cosa sia l'arte e quale sia il suo reale scopo (o quanto meno lo scopo “originario“). Se dovessimo appellarci a Batteux, che nel suo trattatato Le Belle Arti ricondotte ad un unico principio ha fissato definitivamente nella cultura occidentale lo stesso conio di bella arte, scopriremmo che tutte le arti (dalla pittura, alla poesia, alla danza...) sono finalizzate al raggiungimento della bellezza.

    Partendo dal presupposto del filosofo francese, ossia che il prodotto artistico sia finalizzato al raggiungimento della bellezza, è possibile affermare che originale e copia abbiano lo stesso valore. Sia questo sia quella adempiono infatti in egual misura allo scopo dell'arte; entrambi raggiungono la bellezza. Nessuno potrà dunque affermare che la copia, nella situazione in cui sia perfettamente identica all'originale, sia meno bella, in quanto copia. Lo stesso Kant nella Critica del Giudizio, vede l'esperienza estetica svincolata da ogni finalismo e da ogni principio razionale, l'osservatore dunque non ha motivi estetici per dover stimare un originale maggiormente di una copia, essendo queste categorie razionali e dunque esterne al mondo puramente estetico.

    Nel caso delle arti figurative (pittura, scultura,...) la questione potrebbe però apparire controversa. Una quadro ad esempio ha una sua valenza spaziale e dunque materiale. Una copia della Gioconda comporterebbe la perdita dell'autenticità materiale dell'opera; sarebbe infatti impossibile per un falsario usare gli stessi materiali di Leonardo. Nonostante questo, se la copia rimane pur sempre perfetta e se ci manteniamo sempre nell'ambito estetico, come detto sopra, l'osservatore può fruire nello stesso modo sia della bellezza dell'originale sia della bellezza della copia, rendendo inutile l'utilizzo di questa categoria.

    E' però inevitabile (e giusto) che gli artisti vogliano tutelare il proprio lavoro. In questo caso il principio di autenticità diventa fondamentale e sempre dal panorama estetologico (spostandoci dal XVIII verso il XIX secolo) possiamo ricavare solide basi teoriche sull'argomento. Basti pensare a Friedrich Schlegel e alla sua visione dell'arte come espressione dell'intima interiorità dell'artista. Se dunque consideriamo che il falsario non può esprimere l'interiorità dell'artista, risulta impossibile poter definire autentiche le sue copie. Ciononostante, come già detto sopra, uno spettatore non può che percepire la stessa bellezza e dunque anche la stessa "interiorità" contenuta nella copia. Lo scopo dell' autenticità è dunque puramente etico (non estetico) e consiste nel tutelare il lavoro dell'artista, cui spetta il merito di venire riconosciuto come Genio Artistico. Sarebbe ingiusto attribuire ad un falsario, imitatore di Michelangelo, il merito e l'abilità di Michelangelo. L'artista infatti sarebbe capace di creare autonomamente altre opere tramite il suo Genio mentre il falsario, dotato unicamente di una grande abilità esecutiva, non sarebbe in grado di produrre niente senza il possesso di un'opera presistente da prendere come riferimento.

    Se da un punto di vista puramente estetico non ha dunque senso parlare autenticità o falsità di un prodotto artistico, che in ogni caso investirebbe solo la materialità dell'opera, esteticamente trascurabile; dal punto di vista etico è però fondamentale per serbare la dignità e l'identità dell'artista.


    Tommaso Ghezzani
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