1. C'è bisogno di #fertilitybrain
    Campagna per il #fertilityday: quando l'unica dolce attesa da parte delle nuove generazioni è quella dei diritti di cui si vedono invece privati

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    By Lavinia Peluso il 28 Sep. 2016
     
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    Notizie dal fronte della natalità: secondo il Ministero della Salute, le donne italiane non fanno abbastanza figli e si rivela necessario “operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia, ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione". Il Paese ha bisogno di nascite: ne va dell'equilibrio della nostra società, equilibrio che, in realtà, si rivela già essere adesso precario, ma che secondo il nostro ministro Lorenzin potrebbe essere invece ristabilito da un aumento della natalità infantile.

    "La fertilità è un bene comune"", un bene della Patria, afferma il Ministero della Salute, tanto comune che dalla campagna è stata addirittura esclusa una qualsiasi comunicazione con l'uomo, la cui partecipazione è invece ovviamente necessaria per il concepimento, mentre ora si sta semplicemente dando per scontato che egli sia disposto a diventare padre: la campagna per il #fertilityday è riuscita, in un tempo record di poche ore, ad offendere pressoché l'intera popolazione italiana, inciampando in un tremendo #fertilityfake.

    Se quello della natalità si rivela essere un problema della società, allora la singola donna non risulta, evidentemente, in possesso della possibilità di scegliere di far figli quando vuole, ma si vede derubricata a "ventre da gonfiare". Il ministro dovrebbe, però, ricordarsi che l'essere madre è frutto di una ponderata scelta individuale e che non è concepibile al riguardo un suggerimento o addirittura un'imposizione da parte del Governo, aspetto della campagna ulteriormente aggravato dalle immagini offensive con cui questa è stata presentata.

    Il consiglio rivolto alle donne dalla Lorenzin di affrettarsi a procreare si scontra inevitabilmente con un aspetto che il nostro Ministero ritiene evidentemente trascurabile: il cambiamento della società e della concezione dello status sociale della donna, che non vede più se stessa come unicamente destinata a procreare e a occuparsi della manutenzione della casa, ma come persona con una propria individualità indipendente dalla famiglia o dalla figura del marito. Forse è il ministro stesso a vedere la donna, almeno in parte, in questa ottica, ministro che ha avuto due gemelli alla veneranda età di 43 anni: senz'altro un modello da cui prendere esempio.

    "La fertilità della donna risulta massima a un'età tra i 20 e i 30 anni, poi decresce in modo repentino dopo i 35 anni, fino ad essere prossima allo zero già diversi anni prima della menopausa". Se secondo il Ministero della Salute occorre affrettarsi per fare figli, sarebbe necessario ricordare fattori come il ritardo nell’uscita dalla famiglia, l’accresciuto livello di istruzione e la crisi economica, fattori che, presi singolarmente o nel loro complesso, costituiscono una influenza decisiva nel ritardo della gravidanza, tutti aspetti che sono invece ignorati nell'invito oggi rivolto alle donne italiane a procreare.

    "La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile": questa affermazione, l'unica vera della campagna, implica, però, la scelta libera della coppia di avere un figlio, e se la procreazione deve essere "cosciente e responsabile", le giuste condizioni non sono allora sicuramente quelle in cui si ritrova oggi la maggior parte degli under 30: occupazione precaria e sottopagata, contratti a tempo determinato, oltre all'insufficienza di strutture che si occupino dei bambini durante l'orario lavorativo.

    Se la gravidanza è vista oggi come un ostacolo alla realizzazione personale dalla cittadina stessa che si trova costretta a fare ricorso a diversi anticoncezionali per evitare il rischio di una gravidanza, vista la tangente possibilità di dover rinunciare al già precario posto di lavoro, forse prima di una campagna per il #fertilityday sarebbe necessario far sì che l'avere un figlio non costituisca più un ostacolo alla realizzazione personale e che, al tempo stesso, il lavoro non sia un impedimento al farsi una famiglia. Per ora ciò a cui ci si limita è l'attesa di diritti, perché proprio alle generazioni che oggi sono invitate a procreare questi vengono puntualmente negati.

    Lavinia Peluso

    Edited by il Fuochista - 29/9/2016, 19:57
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