Replying to ... E se domani fossimo privati dei libri?

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  1. Posted 19/9/2016, 08:05
    Nato a Waukegan Illinois, nel 1920, e morto a Los Angeles nel 2012, Ray Bradbury è giustamente ricordato come uno degli autori più originali e innovativi del genere fantascientifico. Autore prolifico, ci ha lasciato una vasta quantità di scritti, quasi tutti nella forma del racconto breve, raccolti in numerose antologie. Tra le più celebri, ricordiamo Il popolo dell'autunno, Domani a mezzanotte, e, soprattutto, Cronache marziane, ciclo di narrazioni riguardanti la colonizzazione di Marte da parte della razza umana. A questi, si deve aggiungere il romanzo Fahrenheit 451, la sua opera più nota, un elogio della lettura composto attraverso una storia ambientata in un futuro dove i libri sono proibiti per legge.

    Nella sua opera, possiamo individuare alcuni fili tematici comuni. Il primo e più importante è l'apologia della lettura di fronte all'avanzare della tecnologia e dei mass media. Esemplare in questo senso è la storia del già citato Fahrenheit 451, ambientato in un imminente futuro dove la letteratura è stata proibita dalle autorità governative, accusata di distogliere le persone, con voli di fantasia e inutili sentimentalismi, da cose ben più utili e concrete, come il lavoro, il denaro e il progresso scientifico. Distruggere gli ultimi scritti cartacei rimanenti è il compito dei pompieri, non più adibiti a combattere gli incendi, ma incaricati di dare alle fiamme poesie, favole e romanzi. Questo è l'avvenire che Bradbury temeva e prospettava per la società di massa, dove il frivolo intrattenimento offerto da televisione e radio è spacciato in maniera subliminale, ma insistente, agli individui, resi sempre più ottusi e privi di prospettive. La narrazione e l'intrattenimento sono ridotti al rango di merci qualsiasi, e come tali venduti ai consumatori con l'unico scopo del profitto.

    Questa difesa della scrittura si accompagna sempre ad una critica nei confronti del consumismo, in cui i valori dell'utilità e del guadagno prendono il completo sopravvento. I racconti di Bradbury sono pieni di personaggi avidi quanto inetti, resi tali da una società in cui l'arricchimento a tutti i costi è diventato il valore dominante. Simbolo di questa involuzione dell'umanità è il destino che tocca al pianeta Marte nelle cronache che ne riprendono il nome. Il pianeta rosso è in origine abitato da una razza avanzatissima, che è riuscita a coniugare il progresso scientifico con l'evoluzione dell'arte e della religione, pesantemente sacrificate, agli occhi di Bradbury, nella nostra civiltà. Ma quando iniziano ad arrivare i primi coloni terrestri, i superiori marziani vengono falciati da un'epidemia di morbillo, contro cui non hanno alcun tipo di sistema immunitario, e il quarto pianeta viene conquistato da umani rozzi e volgari, creature decisamente inferiori ai loro predecessori ma dotati di più strumenti per la sopravvivenza. Salvo poi venire essi stessi distrutti, non da un pericolo esterno, ma dalla loro stessa brama di ricchezza, che li porterà ad annientarsi a vicenda in una guerra atomica.

    L'olocausto nucleare è il terzo tema centrale nella filosofia di Bradbury. Racconti come Tutti a guardare e Cadrà dolce la pioggia, scritti negli anni '50, quando il pericolo di una terza guerra mondiale era reale e concreto, riescono con efficacia ad esprimere il senso di profonda angoscia e il sentimento della piccolezza dell'umanità come pochi altri sono stati capaci di fare. Il racconto conclusivo dell'antologia delle Cronache marziane è La gita di un milione di anni, da molti considerato lo scritto migliore dell'autore statunitense. Nella storia, dopo che la razza umana si è totalmente autodistrutta, alcuni sopravvissuti fuggono su Marte per creare una nuova società. L'atto fondativo di questa comunità è un enorme rogo in cui viene bruciato un gran numero di manuali di politica, strategia militare e scienza, che hanno fallito nel loro compito di far progredire la razza umana. Il messaggio di Bradbury, che pure altrove aveva l'autodafé dei libri, è pessimista quanto chiaro. Nulla può guarire la nostra civiltà destinata al collasso e all'autodistruzione, e l'umanità sarà in grado di risorgere, come la mitica fenice, soltanto dal fuoco purificatore, capace di cancellare tutti gli errori commessi in passato, annientando se stessa fino alle fondamenta.

    I migliori scrittori di fantascienza sono quelli che sanno descrivere il futuro ancor prima che si realizzi. Rappresentando una società consumistica, sempre più cinica e priva di valori, guaribile soltanto dal potere salvifico dell'arte, Ray Bradbury non solo si è dimostrato un osservatore acuto e lungimirante dei suoi tempi e dei nostri, ma ha insegnato che uno dei pregi dell'illimitata e onnipotente fantasia umana è la capacità di anticipare la prevedibile realtà.

    Giovanni Giannini

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