Replying to Stati Uniti: Istruzioni per l'uso

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  1. Posted 8/6/2016, 15:13
    “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness
    The second paragraph of the United States Declaration of Independence

    Dopo la guerra fredda, l’equilibrio mondiale sembra un miraggio fanta-politico; l’idea di democrazia risulta provata; i sistemi istituzionali che cercano di realizzarla appaiono sempre più fragili. Si discute di Unione Europea; ci si divide sul suo futuro; ci si spacca fra chi sostiene un rafforzamento delle istituzioni comuni e chi delle autorità governative nazionali. In questo senso, le elezioni presidenziali Austriache risultano esemplari e il referendum britannico sarà l’evento che chiamerà direttamente dei cittadini a esprimersi sulla questione.

    Gli Stati Uniti, dal canto loro, fanno sentire ancora la propria influenza. Oggi meritano una particolare attenzione, non solo per le imminenti elezioni presidenziali ma anche per il suo funzionamento, il suo assetto istituzionale e le sue dinamiche interne. In un momento di crisi come questo, quindi, riflettere su quella che sembra una delle democrazie più solide del pianeta non pare fine a sé stesso.


    1. Rule of the People e Rule of Law
    Esiste un’ambivalenza ideologica e strumentale della Costituzione americana che passa attraverso l’idea di rule of law e rule of the people. La costituzione fonda il potere e poi lo disciplina, lo vincola al rispetto dei diritti. La limitazione del potere concerne l’ideale costituzionalistico del rule of law, cioè del governo delle leggi, articolato in più principi attraverso le normative della costituzione e la separazione dei poteri; gli strumenti di legittimazione democratica, invece, si appoggiano all’ideale del rule of the people, cioè della sovranità popolare, intesa entro i limiti della costituzione. Dunque questo doppio registro, come un compromesso, da una parte vincola e dall’altra legittima il potere.

    Nella redazione della Costituzione, i FoundingFathers presero le distanze dalla flessibilità del common law inglese e fondarono un sistema giuridico che stabilisce un ordine gerarchico tra le norme, al cui vertice si colloca una costituzione (non modificabile con gli strumenti della legislazione ordinaria). Attraverso di essa, fu affermato il primato dei diritti individuali nonché la struttura e le modalità d’azione del sistema di governo. La scelta fu quella di una repubblica presidenziale, dove si realizzava l’eredità di Montesquieu: una rigorosa divisione in tre principali rami istituzionali, a ognuno dei quali venivano dati poteri bilanciati in modo che l’uno potesse controllare gli eccessi dell’altro.

    In un primo momento però gli Stati Uniti si organizzarono in una confederazione, ovvero un'unione di Stati che mantengono una sostanziale sovranità e autonomia, nella quale i rapporti sono regolati sul piano internazionale. Assetto ben diverso - non solo nominalmente - dalla federazione, dove i rapporti fra gli stati sono regolati da norme di tipo costituzionali. Tuttavia, nel 1781 gli Articoli della Confederazione vennero ratificati, in favore di quella che, nel 1788, diverrà (e rimarrà) la Costituzione degli Stati Uniti D’America, trasformati ormai un’entità politica di tipo federale, con conseguente rafforzamento delle prerogative del potere centrale e la creazione di un legame più stretto fra i singoli Stati.

    Il nuovo Stato nato da ideali illuministi si poneva quindi come un’eccezione rispetto alle politiche e alle società d’Europa, dove vigevano ideali monarchici. La società americana si distingueva per il suo carattere multiculturale e borghese, privo di gerarchie nobiliari e di ceto, uno Stato repubblicano basato sull’idea di eguaglianza dei diritti dei cittadini, sulla libertà politica e religiosa, sulla separazione tra Stato e Chiesa, e su una forte tradizione di autogoverno. Paradossalmente tuttavia, base della struttura economica e sociale degli stati del Sud rimase la schiavitù.



    2. Le istituzioni Federali
    Come abbiamo detto, l’organizzazione istituzionale statunitense rispecchia in maniera particolarmente chiara il concetto di tripartizione dei poteri coniato da Montesquieu. Le tre istituzioni su cui ruota la politica statunitense sono il Presidente della Repubblica, il Congresso e la Corte Suprema. Quest'ultima detiene il potere giudiziario e rappresenta la più alta istanza del sistema giudiziario federale svolgendo una funzione simile a quella della nostra Corte Costituzionale.

    Il Congresso detiene il potere legislativo ed è composto da due camere: il Senato e la Camera dei Rappresentanti. Queste due hanno uguali funzioni nella maggior parte dei settori regolati dalla Costituzione, ma differente composizione. Proprio questa rivela in modo abbastanza evidente il compromesso fra l’idea di voler rappresentare in maniera equa ogni singolo Stato, garantendo uguali diritti di partecipazione alla vita politica, e l’idea che gli Stati più popolosi abbiano diritto a maggiore rappresentanza. Infatti il Senato è composto da 100 rappresentanti, 2 per ogni Stato, mentre la Camera da 435 rappresentanti eletti in base alla popolosità degli Stati membri. Viene evitato così il rischio che politiche promosse da questi possano essere bocciate dai rappresentanti di piccole realtà statali.
    In entrambi i casi, i rappresentanti sono ovviamente eletti a suffragio universale dalla popolazione statunitense. Una precisazione scontata ma da tenere a mente.

    Nell’assetto federale degli Stati Uniti, il Presidente della Repubblica ricopre il ruolo di “collante”. Egli esprime centralità e coesione fra le varie realtà che costituiscono il paese ma è anche il vertice dell’esecutivo. Benché infatti la sua elezione sia indiretta, essa coinvolge ogni realtà locale: i cittadini esprimono la preferenza per il candidato alla presidenza e ad esso sono automaticamente associati i “grandi elettori”, ossia coloro che trasformano la preferenza in voto effettivo.

    Il Presidente è assistito da un Gabinetto composto dallo stesso Presidente, dal Vicepresidente e da Segretari. Egli è alla guida dell’esercito, capo della diplomazia, esercita il potere esecutivo ed ha un diritto di veto, esercitabile in casi particolari, di fronte alle proposte legislative del Congresso. Nella prassi, l’attività legislativa delle Camere può essere soggetta al suo impulso nell’adozione di determinati atti legislativi. Per quanto riguarda la politica estera in particolare ogni Presidente ha avuto un ruolo rilevante nell’affrontare questioni internazionali, nel risolvere conflitti e nel negoziare accordi con le varie realtà politiche globali. Poco a che vedere quindi col Presidente della Repubblica Italiana, che ricopre funzioni differenti, non è eletto a suffragio universale e senza dubbio gode di molta meno fama.


    2.1 Il sistema dualista ed il bicameralismo perfetto
    Sia nel caso del Congresso, sia del Presidente, la legittimazione proviene dal Popolo statunitense. Questo garantisce che non vi possa essere il deficit democratico tanto denunciato da certe forze politiche nella realtà italiana di fronte alla mancata connessione fra un Governo in carica e la volontà popolare. Inoltre, è un sistema che garantisce fortissima stabilità governativa. Il presidente infatti non potrà mai subire mozioni di sfiducia e non potrà quindi mai essere deposto da un parlamento caratterizzato da diverso colore politico, cosa alquanto frequente invece nel nostro Paese, a discapito dei vari Governi.
    L’unico strumento attraverso cui il Presidente può essere allontanato dal suo incarico è l’impeachment, in casi di gravi crimini come tradimento e corruzione, strumento usato solo in poche occasioni, fra cui il noto scandalo che coinvolse il democratico Bill Clinton, il quale ne uscì comunque assolto.
    Tuttavia questo sistema, definito per l’appunto dualista (vista la doppia espressione popolare alle urne), può avere anch’esso degli inconvenienti. Da una parte è vero che vi è una forte stabilità di governo, ma dall’altra è possibile che il Congresso venga caratterizzato da una maggioranza politica dello schieramento avverso al Presidente. È questo il caso della Cohabitation (termine in realtà più caratteristico dei sistemi semi-presidenziali come quello francese) che può portare ad una sorta di stallo interistituzionale. Tuttavia la mancanza di una forte disciplina di partito e l’assenza di forze polarizzate fanno sì che in queste situazioni si riesca comunque ad uscire senza gravi conseguenze per l’intero sistema istituzionale.

    Eppure, se in America come in Italia si parla di bicameralismo perfetto, per l’equivalenza delle due camere nell’approvazione delle leggi, non bisogna compiere comparazioni troppo affrettate. L’Italia prima di tutto non è una realtà federale, bensì regionale, in cui quindi le realtà territoriali godono di minore autonomia. I nostri Senatori sono attualmente 315 contro i 100 statunitensi, questi ultimi caratterizzati inoltre da un legame più forte con la circoscrizione in cui vengono eletti piuttosto che col partito di appartenenza. Il nostro è poi un sistema parlamentare monista e non presidenziale, dove quindi il Senato, assieme alla Camera dei Deputati, mantiene un rapporto fiduciario col governo in carica, nominato dal Presidente della Repubblica a seguito delle elezioni politiche. Il Parlamento nel nostro sistema istituzionale svolge un ruolo di controllo sul governo che può essere rimosso attraverso un’apposita mozione di sfiducia, istituto giuridico assente nel sistema presidenziale statunitense.



    3. I partiti
    La politica interna degli Stati Uniti, fin dall’inizio, si è plasmata, ricalcando il modello britannico, sul bipartitismo. Per capire l’ideologia che si portano dietro i due partiti, Repubblicano e Democratico, conviene indagare analogie e differenze rispetto all’Europa: le analogie sono l’attenzione posta sui singoli candidati, in quanto si assiste ad una sempre maggiore personalizzazione; le differenze, invece, sono il fatto che siano regolati dalla legge e che possano essere visti come strumenti pubblici, la cui funzione è quella di decidere il candidato. Mantengono inoltre un forte legame con il territorio, mentre hanno un'organizzazione centrale debole e l’assenza di un’organizzazione associativa formale.

    Nello specifico, il Partito Democratico nasce dalla scissione, avvenuta nella seconda metà degli anni Venti dell’Ottocento, del Partito Repubblicano in Whigse Democratic Party. In maniera schematica e non certo esaustiva, possiamo dire che:

    • si tratta di un partito di orientamento progressista;

    • mostra attenzione verso lo stato sociale e i diritti delle minoranze;

    • persegue l'idea di un governo federale forte con welfare state esteso - leggi: intervento deciso dello stato nell’economia;

    • come simbolo utilizza l'asino.



    Nello schieramento opposto, il Partito Repubblicano:

    • un partito di orientamento conservatore;

    • sostenitore del modello della “famiglia tradizionale”;

    • contrario all’intervento dello stato nell’economia;

    • come simbolo utilizza l’elefante;



    4. Conclusioni
    Alcuni pensatori hanno parlato di “Stati Uniti d’Europa” – pensando ad un legame più o meno stretto fra le varie realtà europee sull’esempio d’oltremare, con l’intenzione di accrescere lo sviluppo di un sentimento comune – ma è chiaro che il nostro sistema istituzionale e quello statunitense sono molto differenti così come lo sono le due culture politiche. In un tale momento di crisi per l’Unione Europea, si torna a riflettere su questo antico progetto che è sempre stato visto come una minaccia alle prerogative dei singoli Stati da parte dei rispettivi governi. I diversi processi storici, la molteplicità degli attori coinvolti, le rispettive specificità hanno sempre reso distanti la realtà europea e quella statunitense. Le attuali tendenze nazionaliste e populiste rendono ancora più difficile immaginare che il Vecchio Continente possa strutturarsi come il cugino d’oltreoceano, almeno in un futuro prossimo. La capacità delle Istituzioni europee nell’affrontare la crisi economica e umanitaria e la collaborazione dei Capi di Stato e di Governo sarà sicuramente rilevante per il futuro della stessa Unione Europea.



    Elena Modena e Federico Lunardi, studente all'ultimo anno di Scienze Politiche a Pisa.


    Per approfondire:
    https://en.wikipedia.org/wiki/United_State...ential_election
    www.differenzatra.it/differenza-tra...-presidenziale/
    www.sparknotes.com/us-government-an...bliography.html


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