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  1. Posted 26/4/2016, 18:03
    "Una delle facce più appariscenti e vistose del carattere italiano è l'ipocrisia. Ipocrisia in tutte le forme della vita: nella vita familiare, nella vita politica, negli affari. La sfiducia reciproca, il sottinteso sleale corrodono nel nostro Paese tutte le forme di rapporti: i rapporti tra singolo e singolo, i rapporti tra singolo e collettività."
    Antonio Gramsci

    Il 17 aprile il 32,15% della popolazione italiana si è recato alle urne per la tanto discussa consultazione sulle piattaforme trivellari entro 12 miglia dalla costa, percentuale che ha decretato la sconfitta del "Sì" e la vittoria dell'astensione: meno di un elettore su tre ha ritenuto necessario andare al seggio per esprimere il proprio parere riguardo a tale questione, ma ha preferito invece godersi la domenica di sole.
    Ci verrebbe da dire che si tratta di un risultato fin troppo prevedibile: era difficilmente credibile il raggiungimento del quorum riguardo a una problematica tanto tecnica e complessa quanto poco direttamente interessante i cittadini italiani, perché certamente non possiamo dire che abbia una qualche influenza immediata sulla vita quotidiana il fatto che si continui o meno ad estrarre gas nei nostri mari entro le 12 miglia. Non sono bastati gli scandali che hanno portato alle dimissioni di alcune personalità del nostro scenario politico, né gli appelli delle Regioni o le campagne di sensibilizzazione all'argomento che i vari comitati ambientalisti (ma non solo) hanno cercato di portare avanti nonostante l'invito all'astensione da parte del Premier Matteo Renzi e dell'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

    Dando, però, un'occhiata ai risultati dei referendum degli ultimi anni, come quello sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 2003, che vide la partecipazione al voto raggiungere il 25%, o come quello del 2005 sulla legge n. 40 del 19 febbraio 2004, "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", avente pressoché lo stesso risultato, vediamo che la partecipazione politica attiva non rientra affatto nelle prerogative dell'italiano medio, lo stesso italiano medio pronto in ogni occasione a sfociare in piagnistei riguardo a questioni come l'aumento della pressione fiscale e del numero di immigrati presenti nel nostro Paese, oppure per la presenza di Renzi come nostro Presidente del Consiglio illegittimo e non eletto. A questo punto è, però, necessario rivolgerci allo stesso: tu, italiano medio, saresti andato a votare se si fosse trattato di scegliere tra Renzi e un'altra personalità? E' tanto il tempo che passi a premere la tastiera di uno smartphone per scrivere polemiche sui vari social network, senza però pensare che forse per cambiare la situazione deplorata basterebbe iniziare col prendere in mano la matita del seggio elettorale. Ma, come si dice, chi è causa del suo mal pianga se stesso e, scrive così, infatti, lo stesso Platone: "Una delle punizioni che ci aspettano per non aver partecipato alla vita politica è di essere governati da persone non all'altezza."
    Si vede così crollare la peculiarità fondamentale della Politica, implicita nella sua stessa semantica: Polis, città, pubblico. "Viviamo in una democrazia con sempre meno demos"1, anche se, in realtà, l'invito a non recarsi al seggio era venuto da personalità come Renzi e Napolitano, nonostante la chiara violazione dell'articolo 48 della nostra Costituzione in cui si legge: "Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico." , invito che, come abbiamo visto, è stato seguito alla lettera dagli italiani.

    Se finora abbiamo parlato di chi non si è mostrato interessato ad esprimere il proprio parere, è necessario gettare uno sguardo anche a coloro che si sono, invece, pronunciati. "Il dibattito – e di conseguenza l'attenzione mediatica - si è acceso soltanto quando la tornata elettorale non ha riguardato più le trivelle, ma si è trasformata in una sorta di quesito sulla politica renziana tout court" afferma Riccardo Lestini, scrittore e insegnante. Questa considerazione ci conduce ad un altro nodo cruciale della nostra analisi: se da un lato in questo 32,15% leggiamo persone informate, per quanto possibile, sull'argomento, o i diretti interessati dall'attività estrattiva, dall'altro vediamo anche come questo referendum si sia, in realtà, trasformato in una lotta alla politica renziana, che le personalità dei vari partiti avversari non hanno perso occasione per tentare di sabotare. Si è venuto così a creare un vero e proprio fronte, composto da Sel, Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che non ha esitato ad incitare il popolo italiano a recarsi alle urne solo per mettere in difficoltà lo stesso Renzi che pochi giorni prima aveva, infatti, invitato gli elettori a non andare a votare. Nonostante ciò, è necessario interpretare questo 32,15% come una minaccia, e non come una vittoria, per lo stesso Premier, che ha infatti ritenuto necessario difendere se stesso e il suo operato dalle critiche degli avversari, ma anche come un parziale successo per i comitati e le associazioni che hanno lavorato per questo risultato, lavoro che, come già detto, è stato fortemente ostacolato, ma che è senz'altro servito a gettare luce sulla situazione energetica del nostro Paese, ma soprattutto sul disinteresse e l'insensibilità del popolo italiano riguardo ad una questione tanto importante.

    Col risultato di questo referendum abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione che viviamo in una democrazia in cui vigono i valori contrari ad essa: indifferenza, individualismo e ignoranza, valori che non dovrebbero invece regnare in nessuna società del XXI secolo; questo perché, forse, "a furia di esportare democrazia, siamo rimasti senza"2.


    Lavinia Peluso

    1 L' Intellettuale Dissidente
    2 Daniele Marchetti

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