Replying to Simone de Beauvoir: donne non si nasce, lo si diventa

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  1. Posted 22/3/2016, 20:11
    Donne non si nasce, lo si diventa. Così scriveva Simone de Beauvoir nel 1949 nel suo saggio "Le Deuxième Sexe", il secondo sesso. Ma perché 'secondo sesso'? Perché introdurre il concetto di 'gerarchia di sessi'? E' proprio quest'ultimo che la scrittrice intende sfatare.

    La concezione del sesso femminile come secondo, come subordinato, analizzata dall'autrice nell'opera citata, altro non è che la conseguenza di tradizioni sociali, culturali, educazionali, di concezioni stereotipate succedutesi nel tempo ed ereditate dalle varie generazioni. Nel suo saggio, l'attivista per i diritti femminili mostra la totale assenza di differenze sul piano biologico tra i due sessi e, come già accennato, sgretola il mito di 'secondo sesso' derivante dalla tradizione maschilista e sessista: due aspetti che conducono alla rivendicazione di una assoluta parità di uomo e donna sul piano pratico, in particolare su quello lavorativo, aspetto cruciale della filosofia di Simone de Beauvoir.

    Se da un lato vediamo come l'autrice si interessi alla dimostrazione della parità dei sessi da un punto di vista puramente fisico, dall'altro vediamo come metta anche in evidenza un altro aspetto fondamentale, quello secondo cui sarebbero le donne stesse a contribuire alla trasmissione dell'idea della loro natura come 'secondo sesso'. Come leggiamo anche in "Mémoires d'une jeune fille rangée", sarebbe per un fine meramente utilitaristico, per la comodità di un appoggio ai mariti senza la necessità di farsi avanti in prima persona, adagiandosi bellamente sulle certezze della tradizione, ma soprattutto sugli stipendi dei coniugi. L'obiettivo è quello di evidenziare come la concezione diseguale dei sessi implichi conseguenze nella sfera lavorativa: le donne non possono aspirare a qualsiasi impiego, a differenza degli uomini, conseguentemente queste si trovano ostacolate in particolari casi, come quelli in cui intendano essere madri lavoratrici, vista la difficoltà di trovare un aiuto nelle istituzioni per quanto riguarda l'affidamento dei figli durante l'orario lavorativo. Solo a poche è consentita una piena autonomia dal punto di vista privato, frutto di quella sul piano economico e lavorativo.

    Occorre, però, ricordare anche le origini borghesi della scrittrice, radici che sono state nettamente recise al momento dell'inizio degli studi universitari, in coincidenza con l'incontro con Jean-Paul Sartre, avvenimento che porterà non solo al distacco dalla sua famiglia, ma che avrà anche un'influenza fondamentale per lo sviluppo del pensiero di Simone sul piano dell'esistenzialismo. L'allontanamento da 'son milieu bourgeios', dal suo ambiente di provenienza, conduce, dunque, alla piena realizzazione di quanto già manifestato numerose volte durante l'età infantile e l'adolescenza: Simone de Beauvoir, nell'opera già menzionata, parla di 'inutiles corvées', inutili doveri. Ciò a cui fa riferimento è l'insieme delle pratiche tipiche del mondo borghese e della società tradizionale, quelle norme e convenzioni a cui Simone era costretta ad obbedire, principalmente per volere della madre bigotta che, se da un lato consentiva alla figlia di coltivare la propria libertà intellettuale, dall'altro rappresentava ciò che più sarà oggetto di critica da parte dell'autrice: l'assoluta dipendenza della moglie dal coniuge dal punto di vista economico, dunque la mancata rivendicazione dell'autonomia che Simone ritiene invece necessaria. “Sono sicura che salirò più in alto di tutti loro. È orgoglio? Se non ho genio, sì, ma se ne ho - come a volte credo, come a volte son sicura - è soltanto lucidità.” Così scriveva nelle sue "Mémoires". Questa distanza dalla visione borghese la porterà all'adesione ad un attivismo politico di forte connotazione socialista, coerente con la concretezza del suo pensiero, in cui rientra la necessità di una presa di posizione da parte della donna riguardo al proprio stato.

    Da queste considerazioni emerge un aspetto fondamentale della sua filosofia: l'aspetto pratico, pragmatico, che verte sul rapporto Io-Mondo, dunque nient’affatto astratto, in contrasto con quella del suo “amour éternel” , come lei stessa ha definito Jean-Paul Sartre, con il quale era comunque aperto un vivo confronto sul piano dell'esistenzialismo, per lei filosofia della libertà e dell'impegno.

    Ciò che Simone rivendica non è la supremazia femminile, ma la semplice parità dei sessi, fondata sull'universalità della ragione, obiettivo però ancora oggi lontano. L'uomo non è il nemico della donna, deve bensì essere il suo 'compagnon', il suo compagno di vita, e anch'egli ha il compito di contribuire alla sua battaglia, battaglia che non può trovare vittoria né nell'individualismo né tantomeno nel solipsismo, quanto in una collaborazione e in una reciproca stima, senza rinunciare alla propria individualità.

    Dopo aver sottolineato solo alcuni dei tratti salienti del pensiero della celebre femminista, riusciamo allora a spiegare l'affermazione iniziale: perché donne non si nasce, ma lo si diventa? La crescita di cui parla Simone fa riferimento alla scelta della singola donna riguardante l'impegno per la conquista del suo obiettivo, per mostrare la falsità delle concezioni tradizionali e, soprattutto, per non lasciarsi trascinare da tali credenze: il primo obiettivo da realizzare è la conoscenza di se stessa e la presa di coscienza del proprio essere, solo in seguito a questo primo passo sarà possibile demolire la serie di concezioni che rendono la donna aliena a se stessa, relegata in uno stato di minorità sociale e culturale. Solo dopo aver compreso la propria posizione e la propria natura, la donna sarà capace di render ragione delle proprie scelte: “Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c'è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita.”

    Lavinia Peluso

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